In perfetta sincronia con la tabella di marcia, la Commissione europea lancia il piano di raccolta dei fondi che alimenteranno il Next Generation EU e il Recovery fund, facendo arrivare i primi aiuti ai 27 Paesi europei gia’ da luglio. I primi bond a lungo termine, per un valore di circa 80 miliardi di euro da raccogliere nel corso del 2021, verranno emessi gia’ nella seconda meta’ di giugno.
Ora manca soltanto l’ok della Commissione ai piani di rilancio nazionali (Pnrr), atteso per l’Ecofin del 18 giugno, e poi i governi potranno cominciare a spendere per trasformare le proprie economie rendendole verdi e digitali. Proprio per incoraggiare il processo di ripresa sostenibile, Bruxelles ha sospeso non solo il Patto di stabilita’ ma anche le pagelle sui conti pubblici.
Domani i commissari Dombrovskis e Gentiloni presenteranno il consueto ‘Pacchetto di primavera’ previsto dal semestre europeo ma depurato da ogni indicazione sulla finanza pubblica o raccomandazione sulle riforme strutturali. Nelle raccomandazioni dell’anno scorso c’erano gia’ tutte le indicazioni necessarie ai governi per elaborare i loro Pnrr.
La task force della Commissione ha lavorato in questi mesi proprio per assicurarsi che i piani di Recovery contenessero una parte significativa di quelle prescrizioni, come da regolamento del Recovery fund. Quest’anno non c’e’ quindi bisogno di dare nuovi indirizzi, ma si ribadira’ quanto gia’ noto nei vecchi giudizi.
Per l’Italia, ad esempio, verra’ pubblicato il rapporto sul debito pubblico, che ricordera’ le antiche debolezze come la scarsa produttivita’, ma senza trarre conclusioni sulla sostenibilita’ dei conti. Del resto, tutte le regole sono sospese, e la Commissione domani raccomandera’ agli Stati di approvare formalmente la sua proposta di tenere il Patto di Stabilita’ congelato fino al 31 dicembre 2022.
Nel frattempo, pero’, gia’ dalla seconda meta’ di quest’anno bisognera’ aprire ufficialmente il cantiere di riforma delle regole di bilancio. La riflessione non potra’ prescindere dal fatto che, attualmente, tutti i debiti e i deficit dei Paesi dell’Eurozona sono ben oltre le soglie fissate da Maastricht, quindi tornare semplicemente alle regole precedenti sarebbe pesante per tutti.
Molti ritengono che sarebbe anche controproducente, visto che non e’ questo il momento di ridurre la spesa pubblica ma semmai occorre renderla virtuosa e quindi in grado di far crescere il Pil e cosi’ abbattere il debito agendo sul denominatore. La speranza e’ che, dopo le macerie della pandemia, il dibattito tra falchi e colombe, tra Paesi del Nord e del Sud, possa essere piu’ semplice che in passato. Molto e’ cambiato rispetto ai precedenti cantieri di riforma delle regole, aperti e richiusi senza successo.
Oggi, ad esempio, per la prima volta nella sua storia l’Europa si avvia ad emettere 750 miliardi di euro di debito comune, che ripaghera’ in parte con nuove tasse comuni, dando vita di fatto ad un bilancio unico che alcuni vorrebbero rendere permanente. Anche su questo le due fazioni sono destinate a scontrarsi, ma se il Recovery funzionera’, ridurra’ le argomentazioni di chi e’ da sempre ostile a mettere in comune il debito.
Il piano di emissioni per ora prevede di collocare 80 miliardi di euro nel 2021 in titoli a lunga scadenza (EU Bonds), gia’ a partire da meta’ giugno, piu’ qualche altra decina di miliardi in titoli a breve scadenza (EU bills) a partire da settembre. Inoltre, da oggi il bilancio comune ha anche il suo guardiano anti-frodi: e’ cominciato ufficialmente il lavoro della procura europea (Eppo), guidata dal procuratore capo Laura Codruta Kovesi con sede in Lussemburgo, che indaghera’, perseguira’ e portera’ a giudizio i reati contro gli interessi finanziari dell’Unione, dalla corruzione per l’assegnazione dei fondi alle gravi elusioni transfrontaliere dell’Iva.
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