Il pacchetto di investimento è composto per circa 190 miliardi da Next Generation EU, a cui si aggiungono i 30 miliardi del Fondo Complementare. Le risorse stanziate per istruzione e ricerca sono aumentate di quasi 3,5 miliardi di euro rispetto alla bozza precedente. L’incremento più sostanziale è per la ricerca e per l’impresa innovativa, mentre le risorse stanziate a favore delle borse di studio per l’accesso all’università e gli alloggi per studenti universitari ha subito cambiamenti al ribasso: il Governo Conte II destinava a queste voci rispettivamente 1 miliardo e 1,35 miliardi, a fronte degli 0,90 e 0,50 attuali. Ciò è problematico, se si considera che oggi in Italia solo il 3% della popolazione degli studenti universitari riesce a trovare alloggio in uno studentato contro il 18% della media europea e il 56% della spesa degli studenti universitari si concentra in vitto e alloggio. Si tratta di una scelta che risponde quindi solo in parte ai bisogni urgenti delle nuove generazioni, maggiormente colpite dalla crisi e già in difficoltà prima dello scoppio della pandemia. Nel 2019 infatti più del 10% viveva in una famiglia in povertà assoluta e nei minorenni l’incidenza della povertà assoluta ha raggiunto il 12%. Per quanto riguarda i servizi all’istruzione, il Pnrr non menziona i prestiti universitari, finanziamenti per studenti meritevoli che rispettino determinati requisiti: questo strumento è utilizzato da pochissimi studenti (solo l’1% ne fa richiesta) e gli investimenti pubblici in questo senso sono ridotti.
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