Dall’ analisi complessiva degli indicatori di sviluppo sostenibile in Italia al 2019 emerge un quadro complessivamente positivo rispetto a 10 anni prima, con il 60,5% delle misure in miglioramento, il 19,1% invariate e il 20,5% in peggioramento. «L’intensità dei segnali favorevoli – prosegue – diminuisce significativamente considerando i dati aggiornati al 2020: rispetto all’anno precedente scende al 42,5% la quota di misure in miglioramento mentre sale al 37% quella di misure in peggioramento». Lo attestano i dati Istat con il Rapporto Sdgs (Sustainable Development Goals) 2021, che esamina nel dettagio lo stato dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e i 169 target in cui sono declinati.Il 25 settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. La mappa regionale dello sviluppo sostenibile segnala un vantaggio consolidato del nord-est rispetto a sud e isole. In vantaggio risultano le province autonome di Bolzano e Trento, dove più del 40% degli indicatori si trovano nel quinto quintile, quello più virtuoso. Distribizione favorevole anche in Valle d’Aosta (40,6%). Nel nord-ovest gli indicatori assumono una distribuzione più favorevole in Lombardia (25,2% nel quinto quintile) rispetto a Liguria e Piemonte (rispettivamente 13,5% e 12,9%). Nelle regioni centrali emerge la posizione meno favorevole del Lazio, che presenta un numero più elevato di indicatori nel secondo quintile (32,7%) rispetto a Marche, Toscana e Umbria, caratterizzate da una prevalenza di indicatori nel terzo e quarto quintile. Nelle regioni meridionali i valori degli indicatori sono tra i più bassi, con una prevalenza nel primo quintile – quello più svantaggiato – soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria (rispettivamente 56,8%, 54,1% e49,3%) mentre in Abruzzo la distribuzione appare più vicina a quella del Lazio.
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