Dopo gli incendi che hanno colpito duramente la Sardegna nelle scorse settimane, adesso bruciano senza tregua altre regioni del centro sud – in primis Calabria, Campania e Sicilia – dove purtroppo si registrano delle vittime, ma anche enormi danni alla biodiversità locale. Come spiegano dal Wwf, ad esempio, tra gli animali particolarmente minacciati nel Parco nazionale dell’Aspromonte (Calabria) ci sono tutte le specie incapaci di sfuggire alla furia delle fiamme, come il raro driomio (Dryomys nitedula aspromontis); in Sardegna spiccano invece il cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), salvato dall’estinzione dal Wwf negli anni ’80 (un cucciolo è stato trovato gravemente ustionato), la pernice sarda (Alectoris barbara), la lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus). Non da meno gli altri Paesi del Mediterraneo. Come documentano dal Panda nazionale, in Grecia gli incendi hanno bruciato quasi 100.000 ettari, un’area 3 volte di più della dimensione media di quella bruciata nelle ultime 20 estati, mentre in Turchia l’area totale bruciata con gli incendi del 2021 è pari alla quantità totale di terra bruciata negli ultimi 20 anni nel Paese e interessa una superficie che equivale a 3.988 campi da calcio. «Le conseguenze sono devastanti per la biodiversità mediterranea e, naturalmente, per le persone, le loro proprietà e l’economia in generale. Tuttavia – sottolinea Isabella Pratesi, direttore del programma di Conservazione del Wwf Italia – gli effetti degli incendi boschivi non si fermano quando questi vengono spenti, poiché le foreste distrutte non possono più fornire i tantissimi servizi che offrono alla comunità: riduzione del rischio idrogeologico, difesa del suolo dall’erosione, assorbimento di carbonio, regolazione del ciclo dell’acqua, protezione della biodiversità, riduzione degli effetti degli eventi estremi come le ondate di calore, oltre ad importanti benefici per il turismo e le attività ricreative in genere. Purtroppo gli incendi che oggi sferzano il Mediterraneo sono conseguenza di un problema enormemente serio e preoccupante: la crisi climatica. Emergenza che mette a rischio il nostro benessere e il nostro futuro sul pianeta e che dovrebbe vederci immediatamente operativi per ridurre le nostre emissioni di gas serra e rafforzare la resilienza degli ecosistemi». Per questo, argomentano gli ambientalisti del Panda, per affrontare l’intensificarsi degli incendi nel Mediterraneo servono un’analisi completa delle cause degli incendi a livello locale e una pianificazione antincendio ben coordinata con la partecipazione di tutti gli attori locali e nazionali, oltre alla persecuzione severissima degli atti criminali che sono spesso all’origine dei roghi. Bisogna cambiare radicalmente approccio, dalla gestione solo emergenziale bisogna passare alla manutenzione del territorio e alla prevenzione. Altrimenti, senza una risposta efficace, gli incendi sono destinati a rappresentare un rischio crescente per il nostro Paese: «Solo in Italia – concludono dal Wwf – ci si aspetta nei prossimi decenni un aumento del rischio incendi superiore al 20% e un aumento della stagione degli incendi quantificabile dai 20 ai 40 giorni. Questi fenomeni potranno causare in Italia un aumento delle superfici percorse dalle fiamme compreso tra il 21% e il 41 % a seconda dello scenario considerato. L’aumento dell’area bruciata comporterà inoltre un aumento delle emissioni (CO2 e particolato) dovute alla combustione influenzando negativamente la qualità dell’aria e la salute umana a scala locale».
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