“La parte più importante del Piano nazionale di ripresa e resilienza non è la transizione ecologica, ma gli ambiti della ricerca, della formazione, delle competenze e delle nuove conoscenze”. È quanto affermato dal ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale Vittorio Colao, intervenendo ieri al Meeting di Rimini all’incontro “Italia 2021, cosa vuol dire innovare”, palco in cui il ministro ha provato a fare luce su quanto ci aspetta ora, alle soglie dell’attuazione del Pnrr, vero e proprio (auspicato) new deal del tempo presente. Il tema dell’incontro è cioè il rimbalzo positivo che il Pil italiano può vivere, seppure in maniera fisiologica, al seguito dello scoppio della crisi pandemica e dopo un periodo di forte sofferenza economica. La speranza è che, dopo la crisi che ha caratterizzato non solo l’ultimo anno e mezzo ma gli ultimi vent’anni del Paese, oggi si possa tornare a vedere una ripresa significativa. Uno degli aspetti sottolineati da Colao è che tutto questo sarà possibile solamente se il Piano verrà accompagnato anche da un significativo cambiamento dell’apparato produttivo e culturale, nella duplice direzione di innovazione tecnologica e investimento in capitale umano. “Alla base dell’innovazione c’è sempre una profonda competenza tecnica, una grande voglia di rompere paradigmi e di passare qualcosa alle generazioni successive che prima non c’era”, è quanto affermato da Colao. “Questo è quello che dobbiamo di nuovo instillare nei giovani in Italia, che era lo spirito diffuso in Italia negli anni cinquanta e sessanta. Ci sono analogie con quel periodo, come la voglia di ripartenza e le risorse messe in campo”. Nel suo intervento, il Ministro ha così snocciolato numeri e modalità di intervento del “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. C’è infatti un tema fondamentale di governance, di come cioè verranno spesi i soldi, e se effettivamente ciò accadrà. “C’è un livello politico, che ha sottoscritto il Pnrr, responsabile di prendere i soldi e utilizzarli; c’è un livello di coordinamento, rappresentato dai vari ministeri, responsabili delle iniziative a fronte di target scritti nel piano; c’è un un modello organizzativo che sarà diffuso sul territorio”. Per Colao, tutti questi livelli hanno però un collante straordinario in cui è insita la vera sfida del Pnrr, che rischia di avvalorare o compromettere ogni speranza sul futuro economico del Paese. Si tratta della sfida dei “target da rispettare entro certi tempi”, la “grande prova a cui tutti i livelli saranno chiamati”. “Tutti si stanno attualmente attrezzando per condividere con chi poi dovrà attuare questi obiettivi temporali e di raggiungimento”, ha commentato Colao, citando gli altri ministri del Governo Draghi, in particolare Roberto Cingolani o Maria Cristina Messa. “Dobbiamo essere molto duri con noi stessi. Non possiamo permetterci di slittare. Io penso che potrà essere entusiasmante. Ma siamo tutti sulla stessa barca”. Entrando nel merito dei di numeri, Colao ha quindi posto l’attenzione sui 30 miliardi di euro legati agli “investimenti in capitale umano, con la contaminazione tra pubblico e privato”. “Poi c’è la parte infrastrutturale, con 7 miliardi dedicati a ciò che riguarda le reti e altrettanti per la digitalizzazione della pubblica amministrazione; 13 miliardi arriveranno per gli incentivi alle imprese private per la parte di digitalizzazione, complementari agli incentivi alla formazione e all’up-skilling”.