“Milleduecento ettari di prodotto non raccoglibile, il 20% della produzione di pomodoro perso con danni di milioni di euro. Mi attiverò da subito in sinergia con le altre regioni colpite per chiedere al Governo forme straordinarie di ristoro per i danni subìti da aziende già provate da una fase economica difficile”. Lo ha dichiarato l’11 agosto Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Regione Campania, a margine del tavolo convocato per affrontare l’emergenza legata alla raccolta di pomodoro a cui hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni di categoria: CIA, Colditretti, Confagricoltura, Copagri, oltre alle OP del pomodoro, all’OI Pomodoro Centro Sud Italia e all’ANICAV (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali).
“Una serie concatenata di eventi di diversa natura – ha precisato l’assessore Caputo – ha innescato un corto circuito che sta mettendo in seria difficoltà produttori e trasformatori. Ai problemi strutturali della difficoltà a reperire manodopera specializzata, si sono aggiunti quelli contingenti dovuti alla crisi sanitaria, gli eventi meteorologici fuori stagione, come le gelate d’aprile e l’eccezionale ondata di calore delle ultime settimane. A questi dati si aggiunge ancora la difficoltà a reperire autisti per il traporto della merce dalle aziende produttrici a quelle di trasformazione. Vanno trovate soluzioni definitive come l’attivazione di canali che permettano la collocazione di lavoratori specializzati provenienti da altri Paesi”. “Intanto i danni sono già ingenti – sottolinea l’assessore -, per questo ho chiesto alle aziende di documentare in modo puntuale i danni subìti, allo stesso tempo mi attiverò per esplorare la possibilità di chiedere forme di ristoro per le imprese danneggiate. Questa è un’emergenza e va affrontata come tale, ma bisogna anche cominciare a ragionare in un’ottica di migliore utilizzo degli strumenti di gestione del rischio. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici e gli strumenti di gestione del rischio devono trovare, nella nostra regione, maggiore applicazione trasformandosi in elementi centrali per un’agricoltura moderna e capace di guardare al futuro”.