Scende ancora il fatturato dei servizi ricettivi nel primo semestre dell’anno (-8,3%), dopo che già l’anno scorso il giro d’affari era crollato del 65,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il dato Istat è peraltro in linea con l’andamento delle presenze turistiche rilevato dall’osservatorio Federalberghi, che nel corso del medesimo periodo ha subito un calo del 67,3%, con la perdita di oltre 115 milioni di pernottamenti rispetto al 2019. Considerando, recita una nota della stessa Federalberghi, che in un anno normale le presenze turistiche registrate da gennaio a giugno valgono circa il 40% del movimento complessivo, significa che è andato in fumo oltre il 25% del fatturato annuo. L’andamento positivo registrato a luglio e ad agosto da alcune componenti del mercato, prosegue il comunicato, aiuta a guardare con fiducia al futuro, ma sarebbe quindi un grave errore pensare che tutti i problemi sono risolti. A soffrire di più sono le aziende e i territori che lavorano in prevalenza con i turisti stranieri e il turismo d’affari. Non mancano i segnali di incoraggiamento, come la ripartenza delle grandi fiere, con Cibus e il Salone del mobile che proprio in questi giorni inaugurano la stagione, e l’ordinanza del 28 agosto che riapre le porte in sicurezza ai turisti vaccinati provenienti dal Regno Unito e dagli altri Stati appartenenti al gruppo D. Ma, per poter agganciare una vera ripartenza, conclude Federalberghi, occorre continuare a supportare le imprese, con interventi volti ad attenuare l’impatto dei costi di gestione degli immobili (in primis affitti, Imu, Tari, utenze) e attivando presto le risorse già stanziate per la riqualificazione delle strutture ricettive.
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