Come riporta Francesca Sabella per Il Riformista: ‘Tra le cinque grandi città italiane al voto, Napoli è quasi quella che spende di più per la gestione dei rifiuti. Verrebbe da pensare a “Napule è ‘na carta sporca” di Pino Daniele come a un periodo buio e oramai lontano dal presente della città. Invece Napoli è ancora una “carta sporca” perché, se è vero che Palazzo San Giacomo spende 223,82 euro pro capite per lo smaltimento dei rifiuti, cioè poco meno di Roma e Torino che ne sborsano rispettivamente 273 e 230, è altrettanto vero che questo sforzo economico non si traduce in una città pulita, con un sistema di gestione dei rifiuti degno della terza città d’Italia. Anzi, Napoli appare perennemente sporca. A chiudere la classifica stilata da Openpolis ci sono Milano (con 207 euro pro capite) e Bologna (con 206) che spendono di meno ma senza dubbio con più criterio. A Napoli la questione rifiuti è un nodo gordiano che negli anni è stato allentato o stretto ma mai sciolto, fino a far considerare cassonetti stracolmi di sacchetti e spazzatura buttata qui e là come parte dell’arredo urbano. Spendere molto non vuol dire spendere bene e i numeri sulla quantità di rifiuti urbani raccolti lo confermano: nel 2018, a Napoli, sono stati raccolti 581,10 chilogrammi di immondizia per abitante, mentre nello stesso anno ne sono state prodotte addirittura 505mila tonnellate. Senza dimenticare che in Campania si paga la tassa sui rifiuti più alta di tutto il Paese: 421 euro in media all’anno, circa 120 in più rispetto al resto degli italiani, per ricevere un “servizio fantasma”.
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