Dai farmaci per l’ipertensione a quelli per la tiroide, «Il consumo dei farmaci è più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate» e «si osservano livelli di consumo complessivamente più alti al Sud e nelle Isole per la maggior parte delle categorie terapeutiche». Un trend inverso, con consumi maggiori nelle aree del Nord e minori al Sud, si osserva invece per i farmaci antidepressivi; infine, per i farmaci antidemenza, il tasso di consumo è più alto nelle province del Centro Italia. E’ quanto rileva l’Atlante delle disuguaglianze sociali nell’uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche, presentato oggi dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Incrociando indice di deprivazione, le prescrizioni farmaceutiche erogate e il contesto geografico, il rapporto esamina 12 patologie croniche per adulti e 3 dell’età pediatrica. «Sono i soggetti residenti nelle aree più deprivate a far registrare i più alti tassi di consumo pro capite», si legge. Pertanto: «La posizione socioeconomica non preclude l’accesso alle cure, ma è, al contrario, fortemente correlata con l’uso dei farmaci». Questo probabilmente a causa del peggior stato di salute di questi soggetti, che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto. Sulla base dei risultati osservati, il tasso di consumo di farmaci rispecchia la distribuzione geografica e per genere osservata dall’epidemiologia già nota delle malattie. Il rapporto conferma, infatti, che la depressione è il disturbo mentale più diffuso e che colpisce maggiormente le donne. Così come che la demenza è in continua crescita e colpisce circa 1.279.000 persone, di cui il 60-70% con Alzheimer. Mentre le patologie della tiroide sono fra i disturbi piu’ comuni e sono le malattie piu’ frequenti del sistema endocrino dopo il diabete.
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