Cinema e teatri, la situazione potrebbe cambiare dal 1 ottobre con le sale di nuovo piene o almeno con un allargamento delle capienze. Dopo la discussione ieri in Consiglio dei ministri con il premier Draghi e il ministro della Salute Speranza, Franceschini si mostra comunque ottimista: “Ieri abbiamo approvato un decreto legge che prevede che entro il 30 settembre ci sarà un parere del Comitato tecnico scientifico e poi io spero in una misura di allargamento delle capienze”, risponde a Napoli il ministro della Cultura ai cronisti che lo tallonano sullo ‘scontro’ di ieri nel governo. Lui minimizza: “Abbiamo discusso col ministro Speranza e tutto viene enfatizzato”, sbuffa di primo mattino “non si è discusso di allargare la capienza ma sostanzialmente sulla data”, sottolinea. Nessun braccio di ferro, insomma nella lettura del ministro, solo una questione di tempo, perché le condizioni di sicurezza al teatro come al cinema, ci sono, “credo che stiamo andando in quella direzione”. Le associazioni ringraziano, le parole del ministro sono accolte bene un po’ in tutti i settori. Da Palermo il presidente delle Fondazioni Liriche Giambrone lo applaude: “La posizione del ministro è molto corretta e condivisibile”, dice all’ANSA,” i suoi obiettivi sono i nostri perché la situazione non è più sostenibile”. “Però è senz’altro giusto temporeggiare ancora un po’ per avere più certezze. Una nuova chiusura per noi oggi sarebbe un disastro, ben peggio di una mancata estensione delle capienze”. Una posizione che trova sponde anche nell’Agis, l’associazione generale dello spettacolo, che dopo il pressing delle ultime settimane apprezza l’operato del ministro che si è fatto convinto portavoce nel governo di tutte le istanze del settore. Non tutti però sono convinti che si possa aspettare tranquilli il prossimo responso del Cts. In prima fila l’Anec, l’associazione che raccoglie gli esercenti di cinema, che con il suo presidente Lorini chiede di dare il via da subito ad una vertenza cultura e invoca un tavolo di confronto con l’esecutivo. “Vorremmo essere convocati dal governo per spiegare le nostre ragioni, come hanno fatto i sindacati confederali – spiega all’ANSA Lorini – vorremmo poter dire la nostra perché è giusto che all’opinione pubblica arrivi un messaggio corretto: le sale dei cinema e dei teatri sono sicure e non è giusto che treni, autobus, aerei siano tornati pieni, che i ristoranti possano essere affollati, mentre i luoghi dello spettacolo no”. In alternativa lo spettacolo è pronto a fare da sé, immaginando da qui al 30 settembre una serie di iniziative per informare l’opinione pubblica e per tenere alto il problema: “E’ come se nei confronti di cinema e teatri ci fosse un pregiudizio e questo è davvero fastidioso”, spiega un esercente. Per tutti, del resto, il problema numero uno è proprio la mancanza di una data certa. “Al Massimo di Palermo non abbiamo ancora lanciato la nostra stagione e sappiamo che tantissimi teatri come noi non l’hanno ancora fatto – spiega Giambrone – sono tutti in attesa di certezze”. E se per i teatri c’è il problema drammatico degli abbonamenti, per i cinema c’è quello dei film in uscita. Dopo il Festival di Venezia è proprio in queste settimane che è stato fissato il debutto in sala dei titoli più attesi, da Tre Piani di Nanni Moretti, tanto per fare un esempio, che esce il 23 settembre, all’ultimo 007, No Time To Die, che sarà in sala proprio il 30 settembre. Il presidente dell’Anec ne è convinto, dal governo serve una scelta più decisa. Lo stesso premier Draghi, ricorda, ha ammesso che il mondo dello spettacolo in Italia è stato tra i settori più colpiti dalla pandemia Covid, ora si tratta di aiutare il settore a riprendere fiato consentendo il ritorno di un pubblico più ampio, e quello che serve per la ripartenza, conclude, “è una data certa”.
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