Introduzione di un meccanismo di decalage che tagli mensilmente l’importo del reddito di cittadinanza già a partire dal primo “no” ad un’offerta congrua da parte del beneficiario. Con una normativa specifica che servirà per certificare il rifiuto di un lavoro da parte del percettore del sussidio. Sono due delle integrazioni apportate alla bozza legge di Bilancio, come è emerso ieri nella riunione di Palazzo Chigi, convocata dal premier Mario Draghi, e i ministri Andrea Orlando (Lavoro) e Stefano Patuanelli (Agricoltura) proprio per fare il punto sul reddito di cittadinanza, rifinanziato con 1 miliardo dalla manovra attesa in Senato. Il riferimento è alla bozza della legge di Bilancio entrata in consiglio dei ministri lo scorso 28 ottobre, che introduceva il principio della revoca del reddito di cittadinanza al secondo rifiuto (e non più al terzo) di un’offerta di lavoro congrua, prevedendo un taglio mensile di 5 euro a partire dal sesto mese. Questa seconda misura, dunque, è stata corretta con l’introduzione appunto di un decalage che scatta al primo rifiuto di un’offerta congrua. Quanto poi alla certificazione di questo rifiuto, si sta perfezionando una misura ad hoc, come anticipato dal ministro Orlando: «Sulla verifica delle offerte di lavoro ricevute e rifiutare ci sarà una normativa di dettaglio che espliciterà le modalità in cui questa effettiva comunicazione si realizzerà».
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