Tra fine anno e i primissimi giorni del 2022, l’area di Taranto sarà interessata da una nuova ondata di cassa integrazione ordinaria per la crisi che attraversano due importanti poli industriali: ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, e Leonardo. Per il siderurgico, dove ArcelorMittal Italia prima e Acciaierie d’Italia adesso, stanno ininterrottamente attuando la cassa integrazione da luglio 2019 e ci sono state anche punte di 4.000 addetti, la nuova richiesta, a decorrere dal 27 dicembre e per 13 settimane, riguarda 3.500 dipendenti come numero massimo. Per Leonardo, invece, le 13 settimane di cassa a zero ore coinvolgono 1.049 addetti del sito di Grottaglie (qui sono circa 1.300 i diretti complessivi) dal 3 gennaio. Diversi, rispetto alle due aziende, i problemi alla base del ricorso alla cig. Nel caso di Acciaierie d’Italia non è il mercato ad essere in crisi e l’effetto pandemia si è allontanato. Anzi, l’acciaio sta vivendo una vera e propria stagione d’oro, con impatto positivo sui conti delle aziende. Non così, invece, per Acciaierie d’Italia (dove è presente anche lo Stato attraverso Invitalia) frenata dai problemi degli impianti di Taranto che non marciano a regime. Il 13 dicembre, intanto, con inizio alle 14 e in presenza al Mise, il ministro Giancarlo Giorgetti ha convocato sia i sindacati che l’azienda. È il primo confronto triangolare, dopo che Giorgetti e il Mise hanno più volte ascoltato i sindacati, e arriva ad un mese dallo sciopero di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm del 10 novembre con manifestazione a Roma. Il fatto che vi sia l’azienda lascia supporre che si comincerà ad entrare nel merito del nuovo piano industriale di Acciaierie d’Italia che lo stesso Giorgetti ha detto che sarebbe stato presentato entro fine anno. Un piano riscritto rispetto all’ultimo della sola ArcelorMittal proprio perché c’è una nuova compagine societaria e lo Stato è azionista, nonché improntato sulla decarbonizzazione.
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