Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non basterà a chiudere il divario di crescita tra Centro-Nord e Sud. Lo evidenzia la Svimez, associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, nel suo rapporto annuale. La dinamica fiacca dei consumi è il principale elemento che frenerà l’impatto propulsivo che verrà generato dal Pnrr, destinato a rappresentare un impegno imponente di progettazione e spesa per le amministrazioni meridionali. La Svimez stima che le amministrazioni regionali e locali del Sud dovranno gestire una quota significativa del Pnrr, pari a 20,5 miliardi, per la metà concentrati nel biennio 2024-2025. In questi due anni, in particolare, il volume annuo di spesa per investimenti attivato dovrebbe essere pari a circa 4,7 miliardi che richiederanno uno sforzo aggiuntivo pari a circa il 51% rispetto alla spesa annua effettuata dalle stesse amministrazioni nel triennio 2017-19. Nel Centro-Nord l’impegno aggiuntivo non supererebbe invece il 41%. Un elemento di forte criticità, sottolinea il direttore della Svimez, Luca Bianchi, soprattutto in considerazione dei Comuni in crisi finanziaria (dove vive un cittadino meridionale su tre) che avranno maggiori vincoli su assunzioni di profili specializzati per la gestione dei bandi o nel ricorso all’assistenza tecnica. Il ministro per il Sud, Mara Carfagna, ha aperto alla proposta della Svimez di realizzare dei centri di competenza territoriale formati da specialisti nella progettazione, anche in raccordo con le Università presenti nel territorio, e ha annunciato un emendamento al decreto sull’attuazione del Pnrr per mettere a disposizione delle Pa ulteriori 500-700 figure specializzate rispetto a quelle già previste.
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