di Maria Caterina Bruno
Forte preoccupazione espressa dall’organizzazione Medici per i diritti umani (MEDU) sulle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti agricoli nella piana di Gioia Tauro, considerate “desolanti” a fronte di azioni istituzionali “tardive e miopi”. Ad oggi, circa 600 persone hanno raggiunto la Piana e vivono in diversi insediamenti improvvisati come il campo tenda di San Ferdinando, il campo container di Rosarno e case abbandonate nel comune di Taurianova.
MEDU ha notato come il campo tenda di San Ferdinando ospiti circa 300 persone, in condizioni di totale abbandono, in assenza di servizi essenziali – come elettricità e acqua calda – e di un sistema per lo smaltimento dei rifiuti e la manutenzione dei bagni. Molte persone dormono insieme in tende e fuochi di luce o utilizzano stufe con piccoli generatori che rappresentano grandi rischi per la salute.
Il campo container di Rosarno ospita circa 200 persone in condizioni meno precarie, dal momento che alcuni servizi essenziali sono garantiti, al momento. Tuttavia, il campo è estremamente isolato e non ha alcun tipo di sostegno da parte delle istituzioni. “Circa 70 lavoratori agricoli, infine, trovano rifugio in fattorie abbandonate nella zona di Contrada Russo, nel comune di Taurianova, in condizioni disumane, e in assenza di qualsiasi servizio di base”, sostiene l’Ong. L’unico posto dove l’acqua è disponibile si trova a circa 500 metri dalle case, all’inizio di una strada sterrata che diventa inaccessibile in caso di pioggia a causa di fango e pozzanghere.
Anche durante il mese di dicembre, la clinica mobile di Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha fornito assistenza sanitaria e orientamento sociale e giuridico ai lavoratori agricoli nel piano di Gioia Tauro. MEDU ha inoltre denunciato come, nell’area della piana, la procedura di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno sia troppo lunga. Le speranze dei contadini senza documenti di ottenere una regolarizzazione sono state deluse nel 2020. Delle 1.550 domande presentate in Calabria dai lavoratori agricoli – di cui solo 200 provenienti dalla provincia di Reggio Calabria – solo il 15% è stato interamente processato un anno dopo e meno del 5% delle richieste è stato accettato