Gli albergatori italiani sono sempre più in crisi e dopo la mancata proroga della cassaintegrazione hanno iniziato a licenziare già da questo mese di gennaio. Fino a ieri qualche aspettativa era ancora riposta, dopo le reiterate richieste, ma il Consiglio dei Ministri che ha varato il dl Sostegni ter ha spento ogni speranza. “I licenziamenti sono già partiti. Nei primi venti giorni del 2022 siamo venuti a conoscenza diretta di oltre 300 casi di dipendenti degli alberghi italiani che hanno ricevuto la lettera di licenziamento” riferisce Nicola Scolamacchia, vice presidente vicario di Assohotel Confesercenti. “Le imprese del comparto alberghiero stanno cercando in tutti i modi di tenere personale prezioso per garantire servizi di qualità, aspettando provvedimenti da parte del Governo. Purtroppo, non è arrivata la proroga della Cassa Covid-19 e le misure proposte sul fronte degli ammortizzatori sociali sono assolutamente insufficienti per arginare la crisi che sta nuovamente travolgendo l’intero sistema ricettivo. Chi ha licenziato non ha avuto alternative, tra la ripartenza dei mutui, la pressione delle banche e le stanze vuote”. Anche per Confindustria Alberghi “i licenziamenti saranno inevitabili visto che siamo chiusi per covid e non abbiamo la possibilità di accedere alla cassa integrazione covid. La decisione di non averla prorogata è grave e lascia una grande amarezza” afferma il presidente di Confindustria Alberghi Maria Carmela Colaiacovo, commentando con l’Adnkronos le misure adottate dal governo. “Molte strutture attualmente chiuse per mancanza di turismo – e sono tante – hanno usufruito sino al 31 dicembre della cig covid ma da gennaio le aziende in crisi dovranno risolvere questa problematica in un’altra maniera”. “La cosa che impressiona è che non si coglie la gravità della crisi che stanno attraversando gli albergatori” rimarca la numero uno dell’associazione degli albergatori di Confindustria e spiega le difficoltà insite nell’accedere alla cig ordinaria che prevede l’anticipazione dei salari: “le aziende ricettive non hanno la possibilità di anticipare nulla dopo due anni di sofferenze”. Quanto alle misure prese contro il caro energia l’imprenditrice osserva che “un passo avanti viene fatto sugli oneri di sistema, e va riconosciuto, ma incidono per il 10% sulla bolletta. L’aumento dei costi a Kilowattora è triplicato in un anno: un albergo di medie dimensioni se pagava una bolletta di 2.000-3.000 euro ora paga circa 8.000 euro. E sono costi che non si possono recuperare sui fatturati anche perché gli alberghi sono mezzi vuoti”. Mentre il “Bonus affitti” per tre mesi (gennaio, febbraio e marzo) che prevede un credito d’imposta del 60% dei canoni di locazione per le imprese del turismo che hanno fatturati dimezzati “è positivo perché molte aziende sono in gestione e dà fiato a quegli albergatori”, conclude Colaiacovo.
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