«È una finta. A casa con il telefono in mano sul bicchiere del latte. Avanti con vaccini e lavoro in presenza», ha tuonato di recente il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, riferendosi al lavoro agile, attirando le ire dei sindacati e delle numerose associazioni. Di diverso parere ed estendendo il discorso del lavoro inserito in un contesto territoriale talvolta svantaggiato, è il ministro del lavoro Andrea Orlando: «Lo smart working può aiutare. E’ una grande occasione che può essere colta anche dal Mezzogiorno, soprattutto per le aree interne. Un po’ di demonizzazione fatta va rivista, lo dicono le grandi Company: è un modo per ripensare le nostre città, il rapporto tra lavoro e tempo libero, tra periferie e centro» ha precisato il ministro del Lavoro, intervenendo all’iniziativa ‘Italia domani’ organizzata, al Teatro Massimo di Palermo, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri ha ribadito che: «Siamo il primo Paese ad avere fatto un accordo sullo smart working, stabilendo le regole del gioco dopo la pandemia ci sarà più smart working rispetto al periodo pre-pandemia. Questo modello pone nuove questioni legate alla socialità, al diritto alla disconnessione, alla sicurezza: per questo non ho voluto intervenire normativamente e ho voluto promuovere un accordo con le parti sociali, siglato nel giorno dello sciopero generale. E’ una buona base per accompagnare l’evoluzione che avrà lo smart working».
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