Il Piano dei borghi comprende uno stanziamento di un miliardo, tra i fondi del Pnrr, per il rilancio di 250 borghi italiani. Il piano si articolandosi in due linee di azione: la linea A, con 420 milioni di euro destinati a progetti per la rigenerazione culturale, sociale ed economica di 21 borghi a rischio abbandono o abbandonati, individuati da regioni e province autonome; la linea B, con 580 milioni di euro indirizzati a progetti locali di rigenerazione culturale di almeno 229 borghi storici. Ma per il presidente dell’Uncem si tratta di «un piano-lotteria da azzerare» che vede i comuni schiacciati «tra società che cercano speculazione e acquisti facili di case abbandonate nei borghi, assistenze tecniche che arrivano da mezz’Europa e finanza che con cacciatori di progetti corteggia i comuni e i sindaci».
I sindaci, ha spiegato Bussone, presidente nazionale dell’Uncem, Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani: «sono assediati da proposte di supporto. E sono tutti contro tutti». Questo dà vita a una «situazione dannosa e pericolosa», perché pone i territori «in balia di acquirenti facili e speculatori». L’Uncem è molto critica nei confronti del ministero della Cultura, perché «non sembra capire e bloccare» questo stato di cose. Bussone ha anche denunciato l’esasperazione dei municipalismi creata dai bandi del Pnrr: «Tutti contro tutti. Alla ricerca di denaro, da restituire a Bruxelles, che non siamo certi darà soluzioni vere alle sperequazioni dell’Italia». E ha lanciato un appello al governo: «Chigi e i ministeri ascoltino il grido disperato dei sindaci dei comuni». «Borghi? Togliamo dal vocabolario questa parola. Per Uncem non esiste più – ha concluso Bussone – la usino pure archistar e altri che nei territori mai hanno vissuto e mai vivranno. Ma che ne parlano con saccenza. Prendendoci in giro».
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