“Con lo European Chips Act vogliamo fare dell’Ue un leader industriale in questo mercato strategico, ci siamo prefissati l’obiettivo di avere nel 2030 qui in Europa il 20% della quota di mercato globale della produzione di chip, ora siamo al 9%, ma durante questo periodo la domanda raddoppierà, questo significa quadruplicare i nostri sforzi”. Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando il disegno di legge sui semiconduttori. Un adeguamento delle norme Ue sugli aiuti di Stato per alcuni progetti di carattere paneuropeo sui microchip e un meccanismo di controllo dell’export nel caso di gravi crisi. Sono due degli elementi principali che emergono nello European Chips Act presentato oggi da Bruxelles. Come già annunciato dalla Commissione Ue nel novembre scorso, può essere giustificato coprire con risorse pubbliche progetti che “altrimenti non esisterebbero in Europa”. E’ il caso delle ‘mega fab’, o di progetti ‘unici nel loro genere’ e alleanze di interesse europeo (Ipcei) per spingere la produzione dei chip nel Continente. Tuttavia, ha precisato la capa della Concorrenza Ue, Margrethe Vestager, “per poter essere autorizzati, gli aiuti devono essere necessari, proporzionati e appropriati e avere un effetto paneuropeo, perché il regolamento è per tutta l’Europa, non solo per alcuni Paesi”. “Non si può passare da un governo all’altro per cercare di farsi dare un sussidio ancora più alto da qualcuno, siamo sempre stati molto attenti al fatto che non va bene che un governo cerchi di attirare investimenti sul suo territorio facendo promesse in termini di aiuti di Stato”, ha aggiunto, evidenziando che “non si possono usare i soldi dei contribuenti per avere la produzione sul proprio territorio invece che in un altro”. Il meccanismo di controllo delle esportazioni, invece, può essere attivato in caso di “perturbazioni significative” nel settore, com’è accaduto per i vaccini. Il protocollo privilegiato è la “cooperazione internazionale” con “partner che la pensano allo stesso modo, come Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Singapore, Taiwan e altri”, si legge nel documento. “Pensiamo” però “che sia importante avere questa prospettiva” del controllo dell’export “in modo che tutti sappiano che l’Ue può difendersi da sola in tempi di crisi estrema”, ha spiegato Vestager, aggiungendo che la stretta alle esportazioni è una misura di “ultima istanza”.
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