Giuseppe Nicola Crocco, presidente dell’Alleanza delle cooperative di Basilicata, ovvero il soggetto unico di rappresentanza tra le centrali Agci, Confcooperative e Legacoop nel corso di un’intervista rilasciata al Mattino di Puglia e Basilicata ha approfondito le future sfide della Basilicata tra Psr e Pnrr. Ad una domanda sulla possibilità di fare impresa in terra lucana e nel Mezzogiorno non ha esitato a ribadire il suo convinto si: «Nell’ambito delle misure di sostegno allo sviluppo del Mezzogiorno, un’attenzione particolare va riservata alle zone economiche speciali, le note Zes e al Piano per il Sud 2030. Nelle Zes, le imprese possono godere di condizioni economiche favorevoli e di semplificazioni burocratiche, in Basilicata ne è stata progettata una interregionale con la Puglia che includerebbe il porto di Taranto e le aree lucane della Val Basento ovvero Pisticci e Ferrandina, Matera La Martella e Jesce, Tito, Mel e Galdo di Lauria rispetto alla quale si attendono sviluppi ulteriori. Perciò è ovviamente possibile fare impresa ed è maggiormente possibile farlo in questi speciali perimetri. Oltre ai settori in cui storicamente la Basilicata eccelle, come ad esempio quello agro alimentare, per il futuro della Basilicata bisogna immaginare una classe imprenditoriale che faccia della cultura e del turismo un elemento trasversale e vincente. Come ho accennato la Basilicata per la sua conformazione territoriale è in grado di soddisfare le più svariate esigenze per gli amanti della montagna, del mare, del trekking, della fotografia, del turismo religioso e ovviamente di quello enogastronomico. Attrattori quali ‘esperienze’ come quello di Sasso di Castalda e di Pietrapertosa sono apprezzati anche fuori dai confini nazionali. I Sassi di Matera che da essere definiti dal Presidente De Gasperi ‘vergogna d’Italia’ sono oggi patromonio mondiale Unesco e meta di migliaia di turisti da tutto il mondo. Ecco la bellezza e la cultura determina un valore aggiunto e di sviluppo sostenibile che è tra gli obiettivi dell’Agenda 2030. Non dimentichiamo che la Basilicata offre anche testimonianze archeologiche di altissimo livello. Abbiamo, perciò, tutte le carte in regola. Infine la sfida green coniugata alla messa a valore delle risorse naturali e culturali dei territori, i progetti di rigenerazione urbana a base culturale e una sfida digitale, che includa anche competenze e innovazione proprio in ambito culturale. Ad esempio il ‘Progetto Città accessibili: abitare, cura e cultura’ tende in questa visione di insieme, rigenerando comunità e luogo che all’occorrenza diviene attrattore». Limitatamente alla situazione sanitaria, il presidente Crocco ha snocciolato una serie di linee programmatiche: «Senza ombra di dubbio la medicina del territorio è la prima risposta ed è posta a tutela delle strutture ospedaliere: senza una rete di supporto assistenziale territoriale le tante persone fragili sono condannate alla solitudine e all’abbandono, abbiamo visto che la risposta di prossimità è fondamentale, potenziarla significa affrontare meglio la complessità che abbiamo davanti. Per tale motivo l’Alleanza, d’intesa con l’Anci Basilicata, già da tempo chiede l’istituzione di ‘un tavolo Tecnico regionale permanente su sanità e politiche socio assistenziali’. Questo strumento garantirebbe, inoltre, di coordinare e portare a sistema anche altri due temi aperti: l’accreditamento delle strutture socio assistenziali ed educative e l’attuazione concreta del Decreto legislativo 117/2017 meglio noto come Codice del Terzo Settore. Il primo rappresenta la corretta modalità di affidamento ed erogazione dei servizi perché centrata sul miglioramento continuo della qualità, ma anche e soprattutto sul rispetto delle regole contrattuali e del lavoro. Il secondo garantisce il viatico per definire le politiche e le azioni della co-programmazione e della co-progettazione. Il welfare è un nodo cruciale e bisognerebbe apprendere quanto di buono – ad esempio – è stato fatto nell’ultimo decennio nei Paesi della penisola scandinava. Il ‘Progetto Salute di comunità investimenti nella filiera dell’assistenza sanitaria e sociale territoriale e nei Centri medici’ prevede di partecipare alla realizzazione degli obiettivi di innovazione del sistema di cure ed assistenza a livello territoriale anche tramite realizzazione di una parte delle strutture territoriali, contribuendo ad articolare nei confronti del bisogno del paziente un percorso unitario di salute e di assistenza che parta dai medici di base e si articoli lungo tutta la filiera. Occorre infatti incentivare complessivamente l’innovazione del sistema di assistenza e cura a livello territoriale attraverso la creazione di una filiera integrata domiciliare-residenziale, fra soggetti, risorse, servizi e sostegni sociali finalizzata a superare l’attuale frammentazione dell’offerta di servizi. Prenderebbe vita un network anche attraverso plurimi punti di accesso sul territorio e sfruttando a pieno le nuove tecnologie attraverso le piattaforme informatiche e gli strumenti digitali, in grado di collegare i diversi setting assistenziali, quali Adi, ambulatorio, centri diagnostici, strutture residenziali e semiresidenziali, sempre nel rispetto della privacy dei cittadini».
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