Un centinaio di rider, che erano parti civili nel processo milanese a carico della manager di Uber (sospesa) Gloria Bresciani accusata di caporalato a seguito dell’inchiesta del pm Paolo Storari, sono usciti dal procedimento ottenendo risarcimenti per un totale di circa mezzo milione di euro, ossia di circa 5mila euro a testa. E’ quanto è emerso dall’udienza di oggi e dopo che, già lo scorso ottobre, con la condanna con rito abbreviato per Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di intermediazione coinvolte, il gup Teresa De Pascale aveva convertito un sequestro da circa 500mila euro in contanti, disposto nelle indagini, in un risarcimento da 10mila euro a testa per i 44 fattorini per un totale di 440mila euro. Stamani il giudice della nona penale Mariolina Panasiti ha dato conto, infatti, che i circa 100 rider, rappresentati da una serie di legali tra cui l’avvocato Giulia Druetta, hanno revocato le costituzioni, uscendo dal procedimento, dopo aver ottenuto i risarcimenti nel processo in cui è responsabile civile Uber Italy. A seguito dell’indagine, il 29 maggio 2020, era stata commissariata la filiale italiana del colosso americano. Amministrazione giudiziaria, poi, revocata nel marzo 2021 dai giudici della Sezione misure di prevenzione dopo il riconoscimento del percorso “virtuoso” intrapreso dalla società. Come emerso dall’inchiesta del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Milano, i rider venivano “pagati a cottimo 3 euro”, “derubati” delle mance e “puniti” con decurtazione dei compensi se non stavano alle regole. Nel processo, al momento, restano parti civili la Cgil e la Camera del Lavoro milanese.
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