La strutturale ed elevata dipendenza dell’Italia dalle importazioni di gas, superiore al 95%, è un elemento di criticità per la sicurezza dell’approvvigionamento nazionale, che è però garantito da «un’ampia e diversificata capacità di importazione e da una dotazione di infrastrutture di stoccaggio in grado di compensare la stagionalità della domanda, nonché eventuali problemi di funzionamento di un gasdotto o di un terminale di rigassificazione». Lo rileva la relazione annuale dell’intelligence al Parlamento. Il sistema infrastrutturale italiano, si legge, è in grado così di «soddisfare, grazie alla ridondanza, livelli di domanda molto elevati anche in caso di interruzione della principale infrastruttura di importazione, ossia del gasdotto che trasporta i flussi in arrivo dalla Russia fino al punto di ingresso di Tarvisio e che, nel 2021, ha veicolato il 38% del fabbisogno nazionale. Nello spazio post-sovietico si è accresciuto lo sforzo di Mosca di riaffermare la propria primazia sull’area. Per il Cremlino, le Repubbliche ex sovietiche sono, infatti, considerate come il perimetro minimo di sicurezza atto a garantire profondità strategica all’azione esterna di Mosca e alla sua volontà di essere riconosciuta fra le grandi potenze mondiali», si legge inoltre nella relazione annuale , definendo “centrale” in questa strategia proprio la crisi ucraina e spiegando come le bozze di trattato sulle garanzie di sicurezza con gli Usa e la Nato, divulgate dal Cremlino nel dicembre scorso, vadano lette come il «potenziale innesco di un negoziato su una nuova architettura securitaria europea».