«Nella riforma che mettiamo in campo con il Pnrr, che investe circa 20 miliardi nella sanità. L’idea di un Servizio sanitario di prossimità è il contrario dell’idea secondo cui per curarti devi scappare dalla tua terra, devi andare lontano». Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo all’evento ‘Dialoghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza’, a Potenza, tappa lucana del ciclo di incontri promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Dobbiamo assolutamente riuscire a spendere tutti i fondi del Pnrr. Si tratta del più grande investimento che fa l’Unione Europea lo fa proprio in Italia, quindi non possiamo permetterci di non essere all’altezza di questa sfida. Proprio per questo ci sarà bisogno di un rapporto molto costante tra gli uffici tecnici dei Comuni, delle Regioni, dei ministeri, perchè non possiamo immaginare di avere ritardi o di sprecare questa occasione». «Per l’esperienza di questi primi mesi di lavoro quotidiano, soprattutto con le Regioni, sulla Sanità vedo una grande consapevolezza. La mia opinione – ha sostenuto Speranza – è che ce la possiamo fare». Per la sanità «è sicuramente la volta buona. Perché in certe occasioni la storia entra in casa e cambia le cose. Io sono stato il ministro che ha avuto la prova più difficile negli ultimi 2 anni e mezzo, ma sono anche il ministro più fortunato perché nessuno ha avuto le risorse che ho avuto io», ha ribadito il ministro. «La storia, a volte, fa maturare consapevolezze che prima non c’erano». «Il tempo è ora. Noi siamo di fronte alla più grande occasione della storia del nostro Servizio sanitario nazionale di provare a cambiare davvero le cose». Quarant’anni dopo l’istituzione del Ssn «noi abbiamo le risorse necessarie. E’ davvero una grande occasione». Speranza ha ricordato che il primo elemento della prossimità «è l’assistenza domiciliare: l’idea di un medico e di un infermiere che ti vengono a casa e ti danno una risposta. Oggi i numeri dell’Italia segnalano ancora un ritardo e l’assistenza domiciliare è ancora debole – ha ricordato il ministro – fino a pochi mesi il 4% delle persone sopra 65 anni poteva avere un’assistenza a casa, mentre la media dei paesi Ocse è del 6%, e i migliori esempi, come Germania e Svezia, sono al 9%. Con le risorse del Pnrr – assicura Speranza – l’Italia diverrà il primo paese d’Europa per assistenza domiciliare con il 10%». In tema di salute, nascere nei piccoli centri «non deve dare meno diritti rispetto a quelli di chi nasce nelle città. Questo dice la Costituzione e a questo dobbiamo lavorare incessantemente. Per farlo abbiamo bisogno di investire sul personale sanitario, lo facciamo anche con il Pnrr. Abbiamo bisogno di più medici, di più infermieri. E abbiamo bisogno di trattarli meglio».
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