Sono 30mila in Italia le piccole aziende del commercio e dei pubblici esercizi oggi a elevato rischio usura e altri eventi criminali. Un numero che “con un buon grado di fiducia si colloca tra 26mila e 44mila unità produttive”. I dati emergono dall’analisi di Confcommercio su usura e fenomeni illegali in cui si calcola che nel 2021 l’illegalità è “costata” alle imprese italiane del commercio quasi 31 miliardi di euro. Le perdite dirette di fatturato dovute a eventi come abusivismo commerciale e nella ristorazione, contraffazione o taccheggio patite dal settore regolare nel corso dell’anno scorso sono state valutate in 22 miliardi di euro. A queste si associano i maggiori oneri per le spese difensive, gli altri in eccesso rispetto a una situazione di assenza di criminalità e i costi del cybercrime, le truffe informatiche, in forte crescita (reati per cui, peraltro, perdura una sottovalutazione sistematica). Secondo i calcoli di Confcommercio la perdita complessiva annua del fatturato dei settori colpiti è del 6,3% del valore aggiunto, 4,7 miliardi in meno, e mette a rischio quasi 200mila posti di lavoro regolari.
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