Li portano al parco e in piscina. Giocano con loro. Cercano di capire i loro problemi. Soprattutto, non smettono mai di lavorare per farli sentire come tutti gli altri bambini. Sono gli educatori, i volontari, gli agenti della polizia penitenziaria, gli psicologi e i medici che lavorano negli Icam, un esercito di donne e uomini fondamentali in realtà come queste dove, non va dimenticato mai, i piccoli sono liberi e hanno gli stessi, identici diritti di tutti gli altri loro coetanei. “Noi – spiega Federica Barile, educatrice all’Icam di Milano – siamo quella figura che rappresenta un ponte con l’esterno. Siamo noi che a livello pratico ci occupiamo dell’accompagnamento dei bimbi a scuola, delle uscite sul territorio, della socializzazione con l’esterno e allo stesso tempo siamo noi che restituiamo alle mamme ciò che accade all’esterno e che portiamo all’esterno quello che vorrebbero dire le mamme più da un punto di vista quotidiano”. In realtà sono molto di più: sono zii e zie che hanno con questi bambini legami molto più forti e profondi dei loro parenti veri, quelli che molto spesso spariscono o non ci sono mai stati. Le parole del sostituto commissario Felice Galeotalanza, che sovrintende l’Icam di Avellino, sono inequivocabili. “Questi bambini sono eccezionali. Molte volte entrano qui con un aspetto quasi tendente al severo ma il rapporto, la sinergia, l’empatia che si crea tra noi operatori e loro, perché i bambini sono esseri puri e legano facilmente con chiunque si mostri loro amico, fa sì che alla fine l’agente di sezione diventa la zia e il comandante lo zio”. Per tutti loro non esistono fine settimana e non esistono feste. Con i bambini ci sono anche a Pasqua e Natale, perché i piccoli non possono e non devono essere lasciati soli, non devono sentire l’assenza di affetto. Nunzia questo legame fortissimo lo conosce bene visto che uno dei piccoli di Lauro ha deciso che lei è la sua fidanzata: così ogni volta che lei si allontana comincia a piangere e battere i piedi. “Il nostro obiettivo principale – dice la ragazza – è quello di dare al bambino un’opportunità di uguaglianza, siamo tutti uguali e non vi è nessuna differenza. Noi cerchiamo di far vivere loro la quotidianità e di rendere possibile qualsiasi cosa”. Nunzia racconta che a Carnevale lei e le sue amiche si sono travestite e hanno organizzato una festa, a Natale si sono dati da fare per costruire il cartone con il presepe. E poi ci sono le feste di compleanno. Perché molto spesso questi piccoli una festa tutta loro non l’hanno mai avuta.