Prima la pandemia, poi la guerra: un doppio shock difficilmente replicabile con un inevitabile impatto su turismo e alberghi, in ripresa dopo il crollo di prenotazioni durante il periodo segnato dalle restrizioni per contenere la diffusione del Covid, non solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo. Qual è la situazione attuale e cosa dobbiamo aspettarci? Teleborsa lo ha chiesto a Roberto Necci, Vice Presidente Federalberghi Roma. “Per quanto riguarda Pasqua, 25 aprile e 1 maggio, possiamo dire che il bilancio è positivo: i numeri dicono che sono andati bene, indubbiamente, anche se le incertezze non sono terminate e soprattutto non dobbiamo mai dimenticare che nel 2019 nel mese di aprile alberghi, strutture alberghiere registravano il 90% se non addirittura il 100% di occupazione, oggi sono ferme al 50% sul valore del mese quindi significa che fondamentalmente stiamo a metà dei livelli che abbiamo lasciato. Sta a noi oggi capire, comprendere se davvero il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, dopo due anni di crisi siamo esattamente alla metà di quello che avevamo lasciato.
Le incertezze generate ancora dalla diffusione del Covid ma soprattutto le paure scaturite dal conflitto in Ucraina hanno impedito che questa ripresa fosse piena e soprattutto che si consolidasse. Viviamo sicuramente delle giornate positive nei ponti e nelle festività dove gli italiani hanno cominciato a ripopolare le città d’arte, hanno cominciato a viaggiare in Italia, anche i nostri concittadini europei hanno scelto il nostro paese per trascorrere qualche giorno. se appunto ci focalizziamo sui ponti, la Pasqua e più in generale le festività sono numeri di soddisfazione ma sono dati da interpretare con cautela perchè se è vero che sicuramente si intravede una ripresa, è ancora più vero che parlare di ritorno alla normalità è ancora qualcosa di irreale”. “Sulla scorta di quanto detto parlare di futuro non è semplicissimo perchè, innanzitutto, se dovessimo quantificare l’impatto della guerra in Ucraina penso che ci ha tolto almeno il 30% dei flussi potenziali, questo significa che sicuramente avremmo potuto avere una ripresa più forte, un gap inferiore rispetto a quello che abbiamo rispetto al 2019. Quel che succederà in futuro è tutto da decifrare perchè se da una parte siamo ottimisti vedendo un po’ la ripresa della stagione, ripresa appunto dei flussi che si è concretizzata nella date clou, non è possibile essere certi che il trend continui, purtroppo c’è una guerra praticamente alle porte, uno stato generale di criticità. Mancano all’appello i turisti ovviamente russi e dell’Est del mondo e dell’estremo Oriente, penso, in particolare, al mercato giapponese e anche gli americani, oggi al 30% dei flussi che hanno lasciato nel 2019. La nostra previsione è di un‘estate che possa premiare senz’altro le strutture alberghiere orientate al mercato interno, e quelle probabilmente avranno soddisfazione, rimarranno ancora un po’ indietro tutte quelle città che hanno più dipendenza dai mercati internazionali, penso in particolare alle città d’arte dove i flussi turistici internazionali sono maggiori e storicamente più importanti anche in termini di contribuzione e di spesa rispetto al mercato nazionale”.
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