Il decreto flussi lo aveva già annunciato lo scorso 19 maggio il sottosegretario al Viminale, della Lega, Nicola Molteni, rispondendo ad un’interpellanza alla commissione Affari costituzionali della Camera. L’emanazione del provvedimento, spiegava Molteni, si rende necessaria “per corrispondere prontamente alle richieste che arrivano dal mondo produttivo” La richiesta, arrivata lo scorso 11 maggio, del Ministro del Turismo Massimo Garavaglia aveva destato molto stupore. Perché lui, un leghista di ferro, aveva chiesto pubblicamente la scrittura e l’approvazione – in breve tempo – di un nuovo decreto flussi per sopperire alla mancanza di lavoratori stagionali. Un leghista che, dunque, chiedeva l’arrivo di nuovi migranti in Italia. Il rischio di “un’emergenza umanitaria con un aumento dei flussi migratori alle frontiere d’Europa”, difficile da governare per la Ue “senza una risposta solidale comune”. Così, alla vigilia del vertice di Venezia in cui i ministri dell’Interno dei Paesi del Mediterraneo chiederanno all’Europa di estendere ai flussi dal Mediterraneo il patto di solidarietà applicato ai profughi ucraini, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, annuncia a Repubblica l’ampliamento di canali d’ingresso legali in Italia: “Il governo è al lavoro per varare il prossimo decreto flussi che dovrà tenere conto delle crescenti esigenze di vari comparti economici”. “Le migrazioni mosse da fattori economici e climatici – sottolinea – non si possono cancellare ma possono essere governate anche ampliando i canali d’ingresso legali con quote di stagionali e di manodopera specializzata di cui, tra l’altro, hanno bisogno le economie europee. L’Europa non può immaginare di poter accogliere tutti i migranti economici che intendono mettersi in viaggio dall’Africa e da alcuni Paesi asiatici. Per questo la Ue deve rapidamente intensificare i suoi sforzi per predisporre un piano basato sui partenariati strategici per sostenere la stabilità sociale e lo sviluppo economico dei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori”. “Le Nazioni unite e la Ue, con l’appoggio dei principali leader europei a partire dal presidente Draghi – aggiunge -, stanno mettendo in campo il massimo sforzo diplomatico con la Russia e con l’Ucraina per tentare di sbloccare il grano fermo nei porti del Mar Nero e scongiurare la gravissima crisi alimentare globale che rischia di colpire i Paesi più poveri. Bisogna agire in fretta, altrimenti ci troveremo di fronte ad un’emergenza umanitaria con un aumento dei flussi migratori diretti verso le frontiere della Ue”. “Siamo preoccupati per l’andamento in crescita degli sbarchi registrato ad aprile e a maggio lungo le rotte del Mediterraneo centrale e orientale – prosegue il ministro Lamorgese -. In questa fase è problematico fare una stima attendibile di quanti migranti potrebbero partire dai loro Paesi nei prossimi anni, anche se i dati elaborati dalle agenzie dell’Onu dopo la pandemia – circa 200 milioni le persone che soffrono la fame in 53 Paesi – possono fornire un quadro della complessità dei fenomeni con i quali già dobbiamo fare i conti”.
“Senza una risposta solidale, che va certamente coniugata con altre misure anche in materia di responsabilità, non credo che per l’Unione europea sia possibile governare un fenomeno complesso e strutturale come quello migratorio – dichiara Lamorgese -. Il 3 marzo il Consiglio europeo Affari Interni ha adottato all’unanimità una decisione storica con l’applicazione per la prima volta della direttiva per la protezione temporanea dei profughi in fuga dalla guerra. Il 3 marzo, dunque, è passata l’idea di un’Europa solidale che l’Italia e gli altri Paesi mediterranei invocano dasempre e che in questa circostanza è stata condivisa dai Paesi del gruppo di Visegrad”.
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