Paolo Savona, presidente della Consob, dal palco del Festival dell’Economia punta il dito sui rischi delle criptoattività. L’uso delle criptocurrency, spiega Savona, ha investito il funzionamento del mercato monetario e finanziario a livello globale e ha indotto le autorità di molti paesi a studiare e a proporre un’integrazione della normativa vigente. Ci sono stati dei warning delle autorità di controllo, che però si sono mostrati scarsamente efficaci, come testimoniano i recenti eventi di caduta dei valori delle cripto. Secondo il presidente della Consob nelle modifiche della normativa bisogna scegliere la soluzione più semplice: «La moneta resti pubblica e in mano alla banca centrale anche perchè la moneta privata è un enorme disturbo per la politica monetaria» che deve poter trasmettere i suoi impulsi al sistema economico. Le grandi banche centrali stanno tutte studiano la loro moneta digitale ma un’unica valuta digitale globale, un criptoBancor, osserva Savona riprendendo l’idea avanzata dall’economista Rainer Masera, «è un bel sogno che risolverebbe problemi ma la realtà è diversa: avremo tante monete digitali quante sono le grandi potenze del mondo». Il presidente della Consob, intervistato da Marina Brogi, docente di economia dell’Università La Sapienza di Roma, osserva che il tentativo di inserire le criptovalute, anche delle banche centrali, nella regolamentazione tradizionale dei mercati genera una serie di questioni. Una è quella dell’assetto della Vigilanza. «Se fai un vero euro digitale togli ai depositi bancari la loro natura di moneta», indica Savona. Se i depositi bancari escono dalla formazione della base monetaria, aggiunge l’economista, le banche entrano nel circuito finanziario e si provoca una «mini rivoluzione istituzionale per le attività di vigilanza».
Scopri le ultime notizie in tempo reale. News e aggiornamenti su politica, cronaca, lavoro, economia, attualità e molto altro su www.supersud.it