Non è ancora emergenza, ma in Puglia è già scattato uno stato di pre-allarme. La siccità che ha colpito molte regioni d’Italia ha, almeno per il momento, risparmiato le riserve idriche pugliesi che, grazie alle piogge invernali, mostrano una situazione simile o in alcuni casi addirittura migliore rispetto all’estate scorsa. Nel principale invaso pugliese, la diga di Occhito sul Fortore, ci sono quasi 184 milioni di metri cubi di acqua (dato aggiornato dal Consorzio di bonifica della Capitanata), un milione in più rispetto allo scorso anno. Ma le ondate di calore di queste ore, che proseguiranno anche nei giorni successivi, hanno fatto scattare in regione uno stato di pre-allarme soprattutto nel settore agricolo: secondo i calcoli della Coldiretti regionale, negli invasi artificiali “mancano 80 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla capacità” complessiva. “Ma a preoccupare – prosegue Coldiretti – è la riduzione delle rese di produzione del grano e degli altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta. Con la trebbiatura in corso, si registra un calo del 30% delle rese per il grano e l’avena, del 25% per i legumi”. Secondo Coldiretti, il conto pagato ogni anno dall’agricoltura pugliese per la siccità sarebbe pari ad oltre 70 milioni di euro l’anno. In Basilicata, invece, si registra una situazione migliore. Anche qui, per ora, non c’è una vera e propria emergenza siccità, grazie ai circa 408 milioni e 300 mila metri cubi di acqua disponibile negli invasi lucani: un dato comunque peggiore di circa 37 milioni di metri cubi rispetto allo stesso periodo del 2021. Nei giorni scorsi, tuttavia, la Coldiretti ha segnalato ‘i primi danni’ anche al settore agricolo lucano, in particolare “al comparto cerealicolo e di riflesso a quello zootecnico per l’alimentazione degli animali”. Nel Metapontino, anche a causa di alcune perdite alle condotte idriche, è stata registrata una perdita di produzione rispetto alla media di circa il 20 per cento. Sono tre i grandi schemi idrici lucani (lo Jonico-Sinni, l’Ofanto ed il Basento-Bradano) a carattere interregionale che sono destinati a soddisfare le esigenze potabili, irrigue e industriali della stessa Basilicata per il 40%, della Puglia per il 58% e del 2% di parte della Calabria.
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