di Daniela Mariano
Il capoluogo lucano viene costantemente descritto come una realtà che non ha molto da offrire ai giovani. Si parla spesso di “fuga di cervelli”, di una città non universitaria e senza opportunità. Queste costanti critiche rivolte alla città di Potenza, hanno rappresentato almeno in parte, una spinta per la candidatura a città dei giovani 2024. Un punto di partenza, dunque, non di arrivo. Tra i sostenitori e i promotori più attivi di questo significativo progetto, nonchè tra i principali artefici per l’incessante lavoro profuso in qualità di project manager e coordinatore della candidatura c’è Antonio Candela. Ingegnere, classe 1980 ed è a lui che abbiamo rivolto una serie di domande
Com’è nata l’idea di candidare Potenza a città dei giovani 2024?
“L’idea è nata nella primavera del 2022 a seguito di una discussione con alcuni soci dell’associazione degli ex studenti Unibas e in particolare con Michele Cingolani (attuale presidente), Giovanni Albini (componente dell’associazione) e con il Comune di Potenza, in primis nella persona dell’assessore Rotunno che ringrazio per l’attenzione manifestata sin dal primo momento. Abbiamo considerato ciò che si dice spesso di questa città: non è un luogo che valorizza i giovani, tutti scelgono di andare altrove, non ci sono possibilità di crescita… Spinto dunque da questo e facendo parte di numerose associazioni rivolte proprio ai giovani, ho pensato di ribaltare la situazione, proponendo la candidatura di Potenza a città dei giovani 2024. Iniziato in principio quasi come un gioco, l’idea si è poi concretizzata e abbiamo iniziato a lavorarci confrontandoci con il sindaco di Potenza, Mario Guarente e con l’assessore Rotunno”
Ha creduto fin dal principio che Potenza avrebbe vinto?
“Ho pensato da subito che il racconto che si fa di questa città e in particolar modo sul coinvolgimento dei giovani, fosse totalmente sbagliata. Non dico che fossi sicuro della vittoria, ma certamente che avremmo potuto fare un ottimo lavoro. Specifico che il premio non viene conferito alla città che risulta essere la migliore per i giovani, bensì viene premiata l’idea che in base alla progettazione, può avvicinarsi maggiormente al concetto di città dei giovani”
Molti concittadini hanno mosso aspre critiche riguardo a questa vittoria, asserendo che Potenza non rappresenta affatto una città per giovani, considerando anche i tanti che decidono di andar via. Come risponde a queste critiche?
“La prima cosa che posso dire è che, è vero! Noi siamo partiti proprio da questo punto. Tuttavia mi viene da dire: e quindi? Visto che la situazione è questa lasciamo tutto così e non cambiamo nulla? Accettiamo passivamente o proviamo a mettere in piedi un progetto che possa invertire la tendenza? Io non lo so se ci riusciremo, ma se non facciamo niente tutto rimarrà uguale e non ci sarà mai margine di speranza. La seconda cosa che posso dire è che, non mi pare che le scuole di questa città siano state rase al suolo! Ci sono più di sedicimila iscritti tra i vari comuni in provincia di Potenza. Lo sguardo è rivolto proprio agli studenti appartenenti alle scuole di ogni ordine e grado. Certamente non è possibile o comunque non è facile invertire la tendenza dei ragazzi che già hanno scelto di andar via, ma possiamo accendere la speranza per chi se n’è andato e magari vuole ritornare e per chi ancora è in una fase decisionale. Inoltre dobbiamo provare a raccontare a chi non è lucano, che la città di Potenza può essere un’attrattiva anche per loro. Dobbiamo poi ricordarci che tutto ciò che oggi viviamo, è il frutto di circa 20 anni di progetti mai portati effettivamente a termine, anni di politiche giovanili mai affrontate”
Quali sono stati secondo lei i fattori determinanti che hanno portato Potenza alla vittoria finale?
“Quando ripenso a questo ho ancora la pelle d’oca! Il primo fattore è che abbiamo realmente coinvolto i giovani, abbiamo chiesto noi a loro come immaginavano le politiche giovanili in questa città e non il contrario. Il secondo fattore importante e determinante è che, abbiamo lavorato duramente negli ultimi due anni a quelli che dovevano essere i possibili progetti da realizzare. Ed infine abbiamo fatto percepire, soprattutto attraverso i canali digitali che sono il linguaggio più usato dai giovani oggi, quanto questo progetto non fosse solo fatto da chi ha partecipato in prima persona, ma anche da tutta la comunità che ha creduto nel percorso. Di grande rilievo la qualità del dossier che ha alzato di molto l’asticella e che i commissari ci hanno certificato. Noi siamo enormemente grati per questo riconoscimento e ciò ci dimostra anche un altro fattore importante, che qui esiste la qualità, che i cervelli non sono solo quelli in fuga, ma anche quelli che restano. Chi afferma che i migliori vanno via, sta arbitrariamente screditando tutti coloro che invece scelgono di restare qui e che hanno alte capacità, competenze, conoscenze e soprattutto voglia di fare”
In cosa consistono i progetti a cui avete lavorato e lavorerete?
“Ci sono 24 progetti e ognuno di essi avrà un ambasciatore specifico sul territorio. Abbiamo 5 macro settori a cui dare attenzione: luoghi, connessioni, arte, cultura e inclusione. La programmazione è fitta fino a febbraio 2025 e il dossier sarà aperto e presente sul sito che verrà lanciato prossimamente. Questa fiammella che abbiamo acceso va alimentata e ci auspichiamo che possa travolgere tutti. In merito a questo, ci sarà un evento inaugurale il 23 marzo 2024 dove spiegheremo nello specifico tutti i progetti che verranno portati avanti. Tutta la città può partecipare liberamente all’evento. Anzi, invito a prendere parte attivamente a tutto questo, piuttosto che restare ancorati ad un continuo pessimismo”.
C’è dunque del lavoro da fare, come il dottor Candela stesso dichiara, ma molto è stato già fatto. Le idee sono presenti così come i molti che hanno scelto di spendersi a favore di una città troppo spesso demonizzata e criticata. La perfezione si sa, non esiste, in nessun settore così come nella vita. Tuttavia restare fermi a guardare, attivandosi solo per muovere delle critiche, non può certamente favorire alcun processo di crescita e fioritura. Per far questo è necessario credere nelle potenzialità dei giovani e in generale in coloro che si sono messi e si mettono ancora in gioco. È necessario credere nella propria città e soprattutto in una visione lungimirante di ciò che il capoluogo lucano potrebbe diventare. Il pessimismo è una scusa per non tentare e una garanzia per assicurarsi di fallire.