Una delle pagine più controverse della storia, riguarda la complessa situazione creatasi in modo particolare nel Mezzogiorno d’Italia, in merito alla realtà contadina nel secondo dopoguerra. Portavoce delle disagevoli condizioni in cui viveva la comunità agricola, fu lo scrittore di origini tricaricesi Rocco Scotellato, nato nel 1923 e stroncato da un infarto a soli 30 anni. L’autore rientra in quella cospicua schiera di intellettuali lucani che si sono succeduti nei secoli. Tra questi annoveriamo Albino Pierro, autore tursitano candidato al premio nobel, che ha dato lustro alla letteratura in vernacolo e come non citare il maestro venosino dell’ars vivendi Orazio o ancora, la poetessa petrarchista Isabella di Morra che mostra nei suoi componimenti anche un evidente richiamo allo stile dantesco. Con Pierro, Scotellaro condivide l’amore per la propria terra, per le proprie radici e rivendica il suo legame con il mondo contadino al quale egli sente di appartenere. Svolge un’intensa, seppur breve attività politica, schierandosi con una realtà relegata ai margini della società. In questo senso muove i suoi primi passi avvicinandosi al Partito Socialista Italiano, ritenendolo il mezzo migliore attraverso cui migliorare le condizioni dei contadini del Sud Italia. Nonostante la giovane età, fu chiaro fin da subito che fosse un politico maturo; affrontava con estrema competenza il tema delle difficoltà dei lavoratori agricoli e dell’arretratezza economica e sociale. Nel 1946, a soli 23 anni, Scotellaro viene eletto Sindaco di Tricarico dopo aver creato un blocco sociale alternativo, per poter partecipare alle elezioni comunali. Si distinse sempre per la spiccata sensibilità, oltre che per la sua ricchezza culturale, grazie alla quale portò avanti con ardore e maestria, la lotta contro un sistema che svantaggiava la civiltà contadina meridionale, una questione che ha poi trovato spazio nella maggior parte dei suoi componimenti. Scotellaro discendeva da una famiglia di umili origini e nonostante alcuni anni trascorsi lontano dalla Basilicata, rimase sempre vivido in lui il ricordo delle disastrose condizioni in cui vivevano gli agricoltori, a partire dalle norme igienico-sanitarie, le carenze alimentari e in generale l’estrema povertà. Si impegnò dunque su più fronti combattendo in primis l’analfabetismo, con la costruzione di un edificio scolastico e in secundis occupandosi delle strade e dei quartieri più poveri, inoltre garantì lavoro a circa cento braccianti attraverso la concessione di alcune terre. Alcuni lo ricordano ancora oggi, come il ragazzo che di mattina svolgeva la sua attività politica e la sera giocava a morra con quegli stessi contadini per i quali animosamente combatteva. Nel 1948 partecipa al convegno internazionale sulla lotta contro l’analfabetismo tenutosi a Matera. Qui conosce Giorgio Bassani grazie all’intercessione di Carlo Levi. Bassani, all’epoca redattore della rivista letteraria Botteghe Oscure, ricoprirà un ruolo fondamentale per l’affermazione a livello nazionale di Scotellaro, interessandosi particolarmente alla sua poetica e al suo stile letterario, che spesso si intrecciava alle tradizioni tipiche della poesia novecentesca; ne è un esempio l’ispirazione neanche troppo timida, al premio nobel Quasimodo, riscontrabile già nel titolo del componimento “È fatto giorno” che richiama “Ed è subito sera”. A causa della morte prematura, quasi tutta la produzione poetica di Rocco Scotellaro è apparsa postuma grazie allo scrittore del “Cristo si è fermato ad Eboli”. Arrestato successivamente per concussione, accusa che cadde in breve tempo, l’autore tricaricese decise di abbandonare la vita politica per dedicarsi ad indagini sociologiche sulle condizioni del mondo contadino nel Mezzogiorno d’Italia. Costantemente spinto da un’encomiabile carica morale, Rocco Scotellaro rientra nel patrimonio culturale della Basilicata come uno dei maggiori intellettuali lucani, nonché per essersi distinto politicamente, assumendo un ruolo emblematico per tutta la comunità tricaricese e anche per l’intera regione. La sua figura è indelebile, scolpita nei cuori di chi ancora oggi lo ricorda come un uomo virtuoso, degno di stima e dedito alla sua gente, alla sua terra, sempre pronto a difendere i dimenticati della società.