di Giovanni Gioioso
10 miliardi non un euro in meno, in caso contrario si rischia la sopravvivenza stessa del Servizio sanitario nazionale che già attraversa una fase complessa e turbolenta a causa dello scarso ricambio generazionale dei camici bianchi e della fuga dal pubblico al privato. Questa la proposta del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, per salvare – forse è un eufemismo – quel che resta della sanità pubblica, un tempo fiore all’occhiello del sistema Italia. L’appuntamento più delicato afferisce alla Legge di Bilancio, la madre di tutte le leggi, con il presidente Anelli che rilancia l’impegno del ministro Schillaci, “uno di loro”, a prevedere risorse adeguate alla valorizzazione del personale. La drammatica esperienza pandemica non è affatto consegnata alla storia, con ricadute evidenti ancora oggi a causa delle chilometriche liste di attesa e di una diffusa difficoltà di accesso alla prevenzione e alle cure. Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 178 del 31-07-2024 sono entrate ufficialmente in vigore, dal 1 agosto, le nuove misure contro le liste d’attesa in sanità contenute nel decreto legge 7 giugno 2024 n. 73 con il meccanismo “salta-code” cioè la possibilità di usufruire di visite private al costo del ticket e il sistema di disdetta delle prenotazioni. A chiedere di mettere la sanità tra le priorità in finanziaria sono anche i cittadini. “Secondo l’ultimo Rapporto Censis-Fnomceo – afferma Anelli – per l’87% è prioritario migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei medici, proprio perché li considerano la risorsa più importante della sanità. Per il 92,5% occorre assumere subito medici e infermieri nel Servizio sanitario, per dare un taglio rapido alle liste di attesa. Numeri, questi, che fanno il paio con un recente sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli: per il 90% dei cittadini, la sanità deve essere una priorità del Governo nella Finanziaria”. Purtroppo, la realtà è ben diversa: le retribuzioni dei medici dal 2012 al 2022, in termini reali sono addirittura diminuite, del 6,1%. E sono sempre più lontane, in valore assoluto, da quelle dei colleghi europei. Questo, insieme alle condizioni di lavoro, aggravate dagli episodi di violenza dai carichi insostenibili porta sempre più medici ad abbandonare il Servizio sanitario. “Dobbiamo fermare questa emorragia o il risultato sarà la morte per consunzione della sanità pubblica, svuotata della sua linfa vitale, i suoi professionisti. E i cittadini rimarranno senza cure”. Già oggi chi può si rivolge alle assicurazioni, al privato o rinuncia a curarsi. “Sono 4 milioni e mezzo, secondo dati Istat, i cittadini che rinunciano alle cure: l’equivalente degli abitanti dell’Emilia-Romagna. Se non agiamo subito – constata Anelli – a breve diventeranno tanti quanti i dieci milioni che popolano la Lombardia”.