di Daniela Mariano
Tutti ne parlano, ma in pochi davvero sono a conoscenza di quante siano e di quanto possano incidere sul consumatore finale che si reca al distrubutore di benzina per il pieno. L’accisa è una imposta sulla fabbricazione e sulla vendita di prodotti di consumo. Come la benzina, il gasolio e il gas da autotrazione. Le accise sono presenti in tutto il mondo, anche se con modalità e percentuali che variano da paese a paese. In Italia sono ben sedici le voci che fanno “lievitare” il costo del carburante in parte mitigato dal governo Draghi. Dal 2023 infatti, il governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di non rifinanziare lo sconto che pure aveva bene impattato nelle tasche degli italiani. Dalle calamità naturali alle crisi geopolitiche passando per strategie governative abbracciano grosso modo la storia del ‘900 e non solo. Finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936. Finanziamento della crisi di Suez del 1956. Ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963. Ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966. Per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968. Ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976. Ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980. Finanziamento della missione in Bosnia del 1996. Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004. Acquisto di autobus ecologici nel 2005. Risorse per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009. Finanziamento alla cultura nel 2011. Risorse per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011. Risorse per far fronte all’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana nel 2011. Ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012. Fondo per il decreto “Salva Italia” del 2011. Secondo le stime di fine estate 2023 per le casse dello Stato italiano le crescite di prezzo dei carburanti comportano introiti per oltre cinque miliardi e mezzo di euro l’anno. Il tutto ovviamente a titolo di Iva e accise, sapendo che, come detto, su ogni litro di benzina e gasolio si paga oltre la metà in tasse.