di Daniela Mariano
La criminalità ambientale è la quarta attività criminale al mondo e una delle principali fonti di reddito insieme al traffico di droga, di armi e alla tratta di esseri umani. Nel dicembre 2021, la Commissione europea ha presentato una proposta per rafforzare la protezione dell’ambiente nell’UE attraverso il diritto penale, con l’obiettivo di contrastare il numero crescente di reati ambientali. Il codice penale italiano da tempo e ben prima degli accorgimenti europei prevede numerose fattispecie di reato ambientale e con la Legge numero 68 del 2015 è stato introdotto il Titolo VI bis che prevede esclusivamente i delitti contro l’ambiente: dal disastro ambientale all’omessa bonifica. Le pene sono severe (fino a 15 anni per disastro ambientale) e le sanzioni economiche non fanno di certo sorridere. Oltre 58 mila controlli, con una media di 160 interventi al giorno ed oltre 13 mila persone controllate: sono alcuni dei numeri più significativi del resoconto annuale dell’attività dei Carabinieri Forestale “Basilicata”, che è stato presentato stamani, a Potenza, dalla comandante regionale, il colonnello Maria Gabriella Martino. Nel 2023 sono stati perseguiti 778 reati ambientali e deferite all’autorità giudiziaria 489 persone ed effettuati 92 sequestri. Gli illeciti amministrativi sono circa 2.000 per un importo di 930 mila euro contestati. La comandante ha definito l’attività del 2023, “molto intensa, con particolare attenzione al settore degli incendi e abbiamo finalmente notato una flessione”. Su questo fronte “è stata svolta un’attività di prevenzione – ha spiegato – con intensi pattugliamenti del territorio, in particolare nel periodo di massima pericolosità. Dal 15 giugno al 15 settembre è stato rinnovato l’hot spot antincendio boschivo nella zona di Maratea (Potenza), che è consistito in un rafforzamento del pattugliamento nell’area”. Sono stati 163 gli incendi sul territorio lucano, 16 in più del 2022, ma con un calo della superficie media incendiata di due ettari. Tra le maggiori criticità, il comandante ha posto l’accento “sul dissesto idrogeologico perché costruzioni abusive, tombamenti, detriti negli alvei, i prelievi di inerti nei fiumi possono rappresentare un rischio per fenomeni naturali che si vanno ad innescare”. Per il resto, i Carabinieri Forestali lucani hanno anche perlustrato il territorio dopo la diffusione del virus della peste suina, “ma – ha concluso il colonnello – pur avendo ritrovato alcune carcasse, dagli esami non risultano effetti riconducibili al focolaio che si è diffuso nel Salernitano”.