Di Daniela Mariano
Di figli illustri la Basilicata ne annovera un folto numero. Tra questi a pieno titolo si colloco Francesco Saverio Nitti. La Politica, dal greco antico politikḗ (“che attiene alla pόlis”, la città-Stato) è risaputo, si sintetizza nell’arte di governare. Proprio questa arte, nella forma più nobile e quasi spirituale, è stata fatta propria dal fine meridionalista Nitti. Raffinato economista, saggista le cui opere furono tradotte in più lingue e antifascista nel dna. Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia, più volte ministro. Primo Presidente del Consiglio proveniente dal Partito Radicale Italiano e il primo nato dopo l’unità d’Italia. Nato a Melfi e legato alle sue origini, dedicò gran parte dei suoi sforzi per risolvere l’emergenza economica del sud, come lo sviluppo industriale di Napoli e la valorizzazione delle risorse naturali presenti nel territorio meridionale, con particolare riferimento alla sua Basilicata, studiando molte leggi speciali per il progresso del mezzogiorno. Proprio su questa materia elaborò un programma organico e innovativo di solidarietà sociale e di interventi per l’espansione delle forze produttive. Perseguitato dai fascisti scappò in Francia e dopo la fine della seconda guerra mondiale e il ritorno alle istituzioni democratiche, rientrò in Italia, tenendo uno storico discorso al teatro San Carlo di Napoli, riaffacciandosi sulla scena politica. Lucido ma affetto da problemi di deambulazione, non ricoprì incarichi ministeriali, sebbene nel 1945 fosse sul punto di essere incaricato di formare un governo di unità nazionale. Nitti considerava la questione meridionale determinata da diversi fattori. Egli accusò, in primis, i governi dell’Italia unita di aver sfruttato le risorse meridionali per soddisfare gli interessi settentrionali: “I debiti furono fusi incondizionatamente e il 1862 fu unificato il sistema tributario ch’era diversissimo. Furono venduti per centinaia di milioni i beni demaniali ed ecclesiastici del Mezzogiorno, e i meridionali, che aveano ricchezza monetaria, fornirono tutte le loro risorse al tesoro, comprando ciò che in fondo era loro; furon fatte grandi emissioni di rendita nella forma più vantaggiosa al Nord; e si spostò interamente l’asse della finanza. Gl’impieghi pubblici furono quasi invasi dagli abitanti di una sola zona. La partecipazione ai vantaggi delle spese dello Stato fu quasi tutta a vantaggio di coloro che aveano avuto la fortuna di nascere nella valle del Po”. Il suo pensiero, oltre un secolo dopo, è ancora attuale: lo ha sottolineato il governatore lucano Vito Bardi sui social. “Il suo fu un meridionalismo moderno, volto all’innovazione, che seppe intravedere l’orizzonte europeo con grande anticipo rispetto agli eventi della storia. E che individuò nell’intervento dello Stato nell’economia e nell’industrializzazione gli strumenti per colmare il divario fra Nord e Sud. Per questo ricordare Nitti è importante per confrontarci ancora una volta con le sue idee. Noi – ha ribadito Bardi – come Regione Basilicata, continueremo a farlo, anche attraverso la Fondazione a lui intitolata, per continuare a valorizzare la straordinaria eredità di questo illustre lucano e grande meridionalista”.