di Daniela Mariano
La Fieg è tornata a chiedere al Governo di intervenire e farlo presto e in maniera strutturale a sostegno del comparto dell’editoria che ancora soffre i postumi della pandemia e che vive una dura crisi che non risparmia neppure l’industria dei periodici. ll paradosso, sottolinea il presidente della Federazione degli editori di giornali, Andrea Riffeser Monti, è che “si mantengono ingenti finanziamenti verso settori non strategici per la democrazia, come lo è invece la stampa e questo, mentre la tenuta del settore suscita già particolari preoccupazioni all’indomani di una legge di bilancio che ha tagliato risorse al comparto”. Il Fondo Straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria, che garantiva una importante boccata di ossigeno forte nel 2023 dei suoi 140 milioni di euro è stato cancellato, mentre nel 2022 erano circa 90 milioni. Una dote pensata con l’obiettivo di incentivare innovazione tecnologica e transizione digitale che si è tradotta, in estrema sintesi, in un contributo di 5 centesimi (poi aumentati a 10) alle realtà editoriali per ogni copia venduta: aiuti alle edicole; aiuti per le assunzioni nelle redazioni e sostegni per gli investimenti nel digitale (validi anche per radio e Tv). “Nei primi mesi del 2024 – spiega Riffeser – il fatturato pubblicitario della stampa ha subito un calo del 13,7% e, dopo la decisione di eliminare l’obbligo della pubblicazione dei bandi degli appalti dei giornali, la pubblicità legale dei quotidiani è diminuita del 53,6 per cento”. Un colpo, quello dell’eliminazione dell’obbligo di pubblicare i bandi sui giornali, che il settore ha cercato di scongiurare in tutti i modi segnalando i contraccolpi sui conti, ma anche sulla trasparenza dell’informazione da garantire su queste tematiche. A questo si aggiunga il dramma delle edicole: nel 25 per cento dei comuni italiani neppure una è in attività con il rischio sempre più consistente della desertificazione di attività che soffrono da un lato la crisi economica e dall’altro la digitalizzazione.