di Daniela Mariano
L’Università, nel corso degli ultimi anni, non è stata risparmiata dai processi evolutivi e tecnologici che permettono di frequentare corsi da remoto, finanche sostenere esami. Sono 11 gli atenei digitali riconosciuti e il numero degli studenti iscritti è passato dai poco più di 40mila nel 2012 agli oltre 160mila del 2021, dunque è più che quadruplicato. Numeri impressionanti legati in parte alla pandemia. Questo emerge dal rapporto “Le università digitali come fattore di riduzione delle disuguaglianze” elaborato dalla Fondazione Luigi Einaudi e presentato ieri mattina (8novembre) in Senato. Da una rilevazione elaborata da Euromedia Research e presentata, emerge che il 27,5% dei giovani intervistati, nella fascia di età 17-24 anni, ritiene che le università digitali rappresentino «il simbolo del cambiamento radicale che ha investito la nostra società in modo particolare dopo il Covid» e che «il “remoto” diventerà la normalità». In generale, il 50% dei ragazzi intervistati preferirebbe studiare vicino a casa senza lasciare la famiglia e, di conseguenza, l’89% si iscriverebbe ad un’università digitale qualora erogasse il corso di laurea preferito non presente nella propria città o zona di residenza. Le università digitali sono ritenute più economicamente sostenibili rispetto alle università tradizionali (48% contro il 17%), considerata l’assenza di costi aggiuntivi quali quelli, ad esempio, per abbonamenti ai mezzi pubblici, vitto e alloggio ma anche di tante spese accessorie legate alla vita da “fuori sede” per chi decide di andare a studiare in una città differente rispetto alla propria residenza. «Il mondo cambia, importanti università pubbliche e private si attrezzano per raggiungere i propri studenti a distanza. Nell’era dello smart working, la domanda crescente sta affinando e qualificando l’offerta delle università digitali, oggi più che mai intese come fattore di riduzione delle diseguaglianze territoriali e sociali», ha detto al convegno in Senato Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione. Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, ha evidenziato che «l’insegnamento a distanza è una grande occasione che si offre ai nostri giovani e a tutti coloro che voglio migliorare la loro conoscenza e acquisire un titolo di studio. Abbiamo già vissuto nel recente passato, durante il Covid, quanto siano importanti gli strumenti digitali».