di Daniela Mariano
Scarseggiano inesorabilmente i camici bianchi e la situazione è critica per quanto riguarda i medici di medicina generale, primo filtro della martoriata medicina territoriale a servizio dei cittadini in difficoltà. Dal 2019 i loro ambulatori chiudono a un ritmo di quasi mille all’anno, in pratica oltre due al giorno, e se si guarda agli ultimi dieci anni i medici di famiglia mai rimpiazzati sono quasi 6mila, oltre il 10% dell’intera platea. Spaventano i pensionamenti e le rinunce e pertanto molti di quelli in servizio sono costretti all’over booking e cioè a superare quel massimale di 1.500 assistiti fissato dai contratti. Il tetto di 1500 cittadini soprattutto in alcune zone del Nord Italia, in particolare nei grandi centri, è stato superato ampiamente fino a 1.800 pazienti per medico e anche di più. Un numero davvero difficile per garantire in tempi stretti una ricetta e un adeguato consiglio medico. Ma ad affliggere il mondo della medicina generale non c’è solo un problema di carenza che si trascina da diversi anni e che condivide con diverse specializzazioni mediche che lavorano in ospedale. Dopo la pandemia durante la quale il contributo dei medici di famiglia è stato complicato se non a volte marginale anche per mancanza di strumenti a partire da quelli più semplici come le mascherine è emersa con chiarezza la necessità di una riforma. L’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, snocciola alcuni dati aggiornati al 2021. A fonte di 40.250 medici di famiglia complessivi la media di italiani assistiti per ognuno di loro è di 1.237 con il valore più alto al Nord (1.326), rispetto al Centro (1.159) e al Sud (1.102). Numeri che rappresentano appunto solo delle medie e che non raccontano le grandi differenze a livello regionale o locale, con Regioni che comunque sono a un passo dal massimale “storico” di 1.500 pazienti per medico soprattutto al Nord: oltre al record del Trentino Alto Adige con 1.454 pazienti per medico ci sono anche grandi Regioni come la Lombardia (1.450)0 il Veneto (1.370), ma anche la Calabria con la Sanità commissariata che nel 2021 balza a 1.423 assistiti per medico dai 1.055 del 2019. Una importante boccata d’ossigeno per invertire questa tendenza che sembra inarrestabile arriverà grazie alla formazione delle nuove leve che potranno sfruttare le 900 borse in più all’anno approvate dal precedente Governo grazie ai fondi del Pnrr che si sommano ai finanziamenti ordinari. E così per tre anni e cioè fino al 2025 le borse passano da 1.879 a un totale di 2.779. Il concorso, come al solito in ritardo rispetto al previsto, è fissato per marzo. Ma come ha ricordato lo stesso presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli, il via libera alle nuove borse potrebbe non bastare: «È un numero finalmente congruo – osserva Anelli – ma le carenze sul territorio sono tali che, per i prossimi cinque anni, fino a che saremo sul picco della gobba pensionistica andrebbero stanziate 4000 borse l’anno».