di Daniela Mariano
Si tratta di una farina composta da un miscuglio (spiegata l’origine del termine) di cereali e legumi, da secoli viene prodotta dai contadini della Valle del Serrapotamo, in provincia di Potenza. Nata dall’ingegno che scaturisce dal bisogno e dalla povertà con il pregio di essere economica e molto energetica. Questo mix da secoli viene utilizzato per preparare i tradizionali rascatielli ovvero una pasta ottenuta lavorando a mano acqua e farina. La valle del Serrapotamo, in provincia di Potenza, ai piedi del Parco Nazionale del Pollino è parallela a quella del Sinni e si distende dal monte Alpi a Senise, dove a sua volta il fiume Serrapotamo confluisce nel Sinni. Entrambi i corsi fluviali sono segnati dagli affluenti che trapassano i piani collinari e si “mescolano” con la fitta boscaglia di quercia, regalando un paesaggio alternato da formazioni calanchive. Qui, per secoli, i contadini hanno fatto di necessità virtù poichè la farina di grano scarseggiava e si è ben pensato di unirla a fave e ceci. La zona di produzione del Presidio comprende le località di Chiaromonte, Teana, Fardella e Calvera e i comuni confinanti. In ogni paese il mischiglio si fa a modo proprio: se a Teana e a Fardella è composto per metà da grano e per metà da farina di fave, a Chiaromonte e Calvera – paese situato alle pendici del monte Mancino – si usa un terzo di grano duro, un terzo di grano tenero e un terzo di legumi, orzo e, quando necessario, avena. Ciò che accomuna tutti è la ricetta della tradizione: i rascatielli, che vengono conditi con una salsa di pomodoro, aglio e basilico, detta “scind scind”. Quasi una zuppa, a cui talvolta si aggiunge del peperone crusco a scaglie. In alcune varianti la pasta viene condita con la ricotta di capra e un filo di olio. Questo nuovo Presidio Slow Food che affonda le proprie radici in una tradizione antichissima e identitaria di una Basilicata che combatteva contro il rigido inverno e la difficoltà di accesso alle materie prime è sostenuto dal Parco Nazionale del Pollino con un progetto promosso dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI) e finanziato dal Programma Operativo Nazionale (PON) Cultura e Sviluppo.