di Daniela Mariano
L’emigrazione lucana verso il Belgio, avvenuta principalmente tra gli anni ’50 e ’70, ha segnato un capitolo significativo nella storia migratoria italiana. Migliaia di lucani lasciarono la loro terra natale in cerca di lavoro e opportunità, trovando accoglienza in un paese in forte espansione economica. La richiesta di manodopera in Belgio, in particolare nei settori dell’industria e dell’edilizia, attirò molti emigranti lucani. Gli operai edili rappresentarono una parte significativa della comunità lucana, contribuendo a progetti di costruzione che caratterizzarono il boom economico del dopoguerra. Questi lavoratori si trovarono coinvolti nella realizzazione di infrastrutture e edifici, utilizzando le loro abilità artigianali e la loro dedizione al lavoro. Al di là dell’edilizia, molti lucani si impiegarono anche nell’agricoltura, soprattutto nelle campagne fiamminghe. Qui, le loro competenze agricole si rivelarono preziose per la produzione di frutta e verdura, rispondendo a una crescente domanda di prodotti freschi. Alcuni emigranti aprirono attività nel settore della ristorazione, portando in Belgio le tradizioni culinarie lucane, creando pizzerie e ristoranti che divennero punti di riferimento per la comunità italiana. Le città belghe che accolsero i lucani furono diverse, con Bruxelles, Anversa e Liegi tra le più significative. Bruxelles, in quanto capitale, divenne un polo attrattivo per gli emigranti, offrendo opportunità lavorative e una comunità italiana in espansione. Anversa, con il suo importante porto, attirò molti lucani desiderosi di lavorare nell’industria e nel commercio. Qui, la comunità si radicò profondamente, contribuendo alla vita economica e culturale della città. Liegi, con le sue fabbriche e la sua tradizione industriale alimentare, ospitò anch’essa una numerosa comunità di lucani. Le relazioni tra le varie comunità italiane in Belgio furono caratterizzate da un forte senso di solidarietà, che aiutò gli emigranti a integrarsi e a superare le difficoltà iniziali. Nonostante la distanza, il legame con la Basilicata rimase forte. Gli emigranti lucani mantennero viva la cultura della loro terra natia, trasmettendo usanze, tradizioni e dialetti alle nuove generazioni. Associazioni culturali e gruppi di comunità giocarono un ruolo fondamentale nel preservare l’identità lucana, organizzando eventi, feste e celebrazioni religiose, come quelle dedicate a San Rocco, che riunivano gli emigranti e i loro familiari. Le famiglie lucane continuavano a mantenere rapporti stretti con i parenti rimasti in Italia, inviando aiuti economici e sostenendosi a vicenda. Questi legami affettivi si tradussero in visite frequenti e comunicazioni costanti, contribuendo a mantenere viva la memoria delle radici lucane. L’emigrazione dei lucani in Belgio non rappresenta solo una ricerca di lavoro, ma una vera e propria storia di resilienza e adattamento. I mestieri svolti, le città in cui si sono insediati e il forte legame con la loro terra natia raccontano di una comunità che ha saputo affrontare le sfide, trasformando la distanza in un’opportunità di crescita. Oggi, la memoria di questa diaspora continua a vivere attraverso le nuove generazioni, un patrimonio culturale che arricchisce tanto la Basilicata quanto il Belgio, creando un ponte tra culture diverse.