La Regione Campania, attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), ha emanato un bando per incentivare la crescita e l’internazionalizzazione di micro, piccole e medie imprese (MPMI), in particolar modo di quelle innovative e che operano nei settori strategici per la crescita economica regionale. L’avviso è finalizzato a sostenere il processo di apertura ai mercati internazionali attraverso la concessione di agevolazioni per programmi di internazionalizzazione realizzati da imprese in forma singola, per un massimo di 150 mila euro, o associata, fino a 500 mila euro, che in entrambi i casi coprono il 70% delle spese ammissibili.
Il sostegno alle MPMI è da sempre un tema centrale per la politica industriale del nostro Paese. Infatti, il tessuto produttivo italiano è storicamente caratterizzato dalla forte presenza e dal dinamismo delle piccole aziende a conduzione familiare. In Italia, ancora oggi, le MPMI rappresentano un motore fondamentale per l’export, contribuendo a confermare stabilmente il Belpaese tra i primi dieci paesi esportatori del pianeta.
Secondo dati Eurostat del 2015, risulta, infatti, che su quasi 90 mila imprese industriali italiane esportatrici oltre 46 mila siano micro imprese con meno di 10 addetti: un vero record, dato che l’Italia ne ha più della Germania, della Francia e dell’Olanda messe insieme. Inoltre, nello stesso periodo, le MPMI hanno prodotto il 54,4% delle merci vendute all’interno dell’Unione Europea, quota consistente e superiore di circa dieci punti alla media continentale.
Nel biennio 16-17, l’export italiano ha confermato un trend assolutamente positivo, registrando addirittura un +7,4% nel 2017, mentre le previsioni parlano di 4% di crescita annua nei prossimi quattro anni e di un traguardo di almeno 490 miliardi di valore nel 2020. Considerata la struttura produttiva del nostro Paese, è ragionevole pensare che ancora una volta saranno proprio le MPMI protagoniste di questa crescita, e ciò risulterà tanto più vero quanto più queste si distingueranno per flessibilità, dinamismo e innovazione.
In tal senso, notevole importanza acquisisce l’export digitale che in Italia è un fenomeno relativamente recente. Nel 2017 l’export italiano di beni di consumo passato attraverso i canali digitali ha segnato una crescita del 21% rispetto all’anno precedente. In particolare nel Mezzogiorno, l’81% delle PMI punta forte sull’export digitale come canale per alimentare la crescita, una percentuale superiore alla media nazionale (77%): ciò permette la nascita e l’evoluzione di vere e proprie start up imprenditoriali che abbattono ogni barriera geografica, valorizzando il territorio e le sue tipicità.
L’obiettivo della Regione Campania è dunque cavalcare l’onda positiva dell’economia nazionale e globale, per rivitalizzare il tessuto economico e sociale favorendo l’implementazione di beni e di settori differenti, così da creare una rete estesa e funzionale. Tra i settori, viene data priorità all’aerospazio, ai beni culturali, al turismo, all’edilizia sostenibile, alle biotecnologie, alla salute dell’uomo, all’agroalimentare, all’energia, all’ambiente, alla logistica, al tessile, all’abbigliamento e alle calzature.
Considerando la varietà dei settori interessati, il collegamento fra più filiere convergenti potrebbe rappresentare un valido approccio per elaborare progetti di sviluppo più incisivi e innovativi: l’agroalimentare, ad esempio, si lega in maniera inscindibile a settori come il turismo, i beni culturali, l’ambiente o la farmaceutica; d’altro canto, l’agro-industriale raccoglie nella sua dicitura moltissimi altri settori d’investimento quali l’industria di trasformazione dei prodotti alimentari e bevande, l’industria meccanico-alimentare, le industrie per il confezionamento dei prodotti, l’industria per la valorizzazione dei sottoprodotti e degli scarti e molti altri.
Proprio in Campania, questo settore rappresenta uno dei comparti di maggior rilievo dell’economia vantando un ampio paniere di prodotti, di cui molti oggetto di tutela con marchio nazionale ed internazionale: circa 30 prodotti tra DOC, DOCG e DOP, a cui vanno aggiunti oltre 300 prodotti tradizionali delle diverse realtà territoriali.
I progetti di internazionalizzazione ammessi a finanziamento potranno includere diverse attività, quali la partecipazione a fiere e saloni a valenza internazionale, attività di incoming di operatori esteri presso la sede campana dell’impresa, incontri bilaterali tra operatori italiani e operatori esteri, workshop e seminari all’estero o in Italia; utilizzo temporaneo (massimo 12 mesi) di uffici o sale espositive all’estero e azioni di comunicazione e supporto specialistico.
L’obiettivo da raggiungere è chiaro e gli strumenti e le opportunità per espandersi e valorizzare la produzioni italiane non mancano. Ci sono molti esempi di piccole aziende meridionali, spesso a conduzione familiare, che sono diventate tra le più importanti esportatrici di beni italiani in Europa e all’estero. Il marchio Made in Italy è di certo il traino fondamentale, ma, al contempo, saper far rete per sfruttare al meglio i contributi pubblici può rappresentare un ulteriore fattore di successo.
Articolo a cura di Antonio Santoro e Maria Carmela Mandolfino