La paura fa ordinanza: la possibilità di un nuovo esodo dalle Regioni più colpite dal Covid-19 rimbalza nei provvedimenti dei governatori del Mezzogiorno alla vigilia della Fase 2. E i rientri si sono trasformati in uno dei fronti dello scontro sempre più aspro tra governo e Regioni. Il più oltranzista è il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci. Ha annunciato, rivolgendosi ai conterranei che studiano o lavorano al Nord, che non c’è spazio per loro in Trinacria, almeno per un po’: «Chi vuole venire sa che deve rimandare in agenda di qualche settimana».
Vincenzo De Luca ha imposto a chi rientra in Campania la comunicazione della propria presenza alle autorità: quarantena per due settimane, misurazione della temperatura e tamponi nel caso in cui la temperatura superi i 37 gradi e mezzo. E nell’ ordinanza che regolerà la vita dei campani da domani, «i concessionari di ferrovie, aerei, autostrade dovranno segnalare i nomi di chi viaggia e consegnarli alle forze dell’ordine e all’Unità di crisi».
Lo stesso ha fatto il governatore lucano Vito Bardi, che per primo, facendo storcere il naso al governo, già prima della Fase 1, nel momento in cui chiudevano fabbriche e università del Nord, aveva disposto schedatura e quarantena. Una pratica che in Basilicata, insieme al distanzamento sociale naturale per i 500.000 abitanti spalmati su un vasto territorio, ha contribuito a ridurre al minimo il contagio.
E poi c’è la governatrice della Calabria, Jole Santelli, che rischia addirittura che il governo impugli la sua ordinanza. «Due tavolini fuori da un bar o da un ristorante non danno nessun fastidio, i contagi di ritorno sono il nostro problema», ha precisato la governatrice. Il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia l’ha diffidata: «La Calabria è il classico caso di una cosa fatta contro una misura nazionale chiara. Il governo ha detto che bar, ristoranti, parrucchieri hanno bisogno di linee guida e hanno bisogno di una valutazione ulteriore che faremo dal 4 al 17 maggio. Cosa succede se un bar apre e poi si ammala un lavoratore, uno chef, un cameriere?».
Ma anche il governatore pugliese Michele Emiliano è pronto a nuove chiusure, ricordando a tutti che «30mila pugliesi sono rientrati da altre regioni, tra i quali c’erano 200 positivi al coronavirus».
Tra gli italiani con la valigia pronta non ci sono solo gli studenti e i lavoratori meridionali fuorisede, ma anche coloro che faranno il percorso al contrario per tornare a lavorare. Trenitalia, infatti, ha già aggiunto quattro Freccia rossa alle otto che hanno collegato Nord e Sud durante la Fase 1.
Le nuove norme sul distanziamento ridurranno del 50 per cento i posti a bordo: su ogni Freccia saranno disponibili 250 posti su 500. Ciò vuol dire che domani e nei giorni successivi saranno al massimo 3.000 i passeggeri. Mascherina obbligatoria, igienizzanti a bordo, posti a macchie di leopardo. Ma soprattutto biglietto nominale tassativo per chi viaggia su Frecce e Intercity, dove comunque la prenotazione sarà obbligatoria. Sono queste le novità che troveranno i viaggiatori che da lunedì prossimo sceglieranno di viaggiare sui convogli di Trenitalia.
Domicilio, residenza e abitazione: le nuove spiegazioni del governo rischiano di innescare una viavai infinito di persone che vanno dal domicilio, alla residenza. E viceversa. Il documento del governo, infatti, prevede due ipotesi e altrettante risposte. Punto uno. Chi si trova fuori dal proprio domicilio, abitazione o residenza potrà rientrarvi? «Sì – spiega il governo -. Il decreto prevede che sia in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza, anche se comporta uno spostamento tra regioni diverse».
Punto due: una volta che si sia fatto rientro presso il domicilio, l’abitazione o la residenza, come consentito dal Dpcm 26 aprile 2020, è possibile spostarsi nuovamente al di fuori della Regione? «Il Dpcm del 26 aprile 2020 consente lo spostamento fra Regioni diverse esclusivamente nei casi in cui ricorrano: comprovate esigenze lavorative o assoluta urgenza o motivi di salute. Pertanto, una volta che si sia fatto rientro presso il proprio domicilio/abitazione/residenza anche provenendo da un’altra Regione (come consentito a partire dal 4 maggio 2020), non saranno più consentiti spostamenti al di fuori dei confini della Regione in cui ci si trova, qualora non ricorra uno dei motivi legittimi di spostamento più sopra indicati».
Chi è chiamato a controllare e a sapere se qualcuno è già rientrato? Il quotidiano il Messaggero riporta un esempio: «Una persona che abita a Milano (domicilio), ma ha la residenza a Roma e si trova in quest’ultima località potrebbe decidere di andare a Milano, magari per controllare se è tutto a posto nell’appartamento dove vive. E una volta arrivato a Milano? Chi gli impedisce di tornare indietro? Potrebbe scegliere di tornare alla residenza, come prevede il decreto. E così via, per un numero illimitato di volte».
Non ce n’è abbastanza per chi vuole rientrare. Ecco il motivo della sbarramento dei governatori meridionali.