Il coronavirus continua a devastare il turismo italiano: oltre 40 mila imprese del comparto turistico italiano – secondo la fotografia scatta da Demoskopika – rischiano il fallimento a causa della perdita di solidita’ finanziaria con una contrazione del fatturato di almeno 10 miliardi di euro. Una mortalita’ imprenditoriale che si ripercuoterebbe immediatamente sul mercato del lavoro con una perdita di oltre 184 mila posti. Gia’ nei primi tre mesi dell’anno e’ di quasi 7 mila unita’ in meno, contro un calo di 6 mila del primo trimestre 2019, infatti, il saldo tra le imprese iscritte e quelle cessate. Il peggiore bilancio della nati-mortalita’ del sistema turistico dal 1995 ad oggi. Un andamento negativo confermato anche dall’analisi della serie storica del tasso di crescita quale rapporto tra il saldo fra iscrizioni e cessazioni rilevato a fine trimestre e lo stock delle imprese registrate alla fine dell’anno precedente. In particolare, nei primi tre mesi del 2020, il tasso di crescita demografica delle imprese ha registrato il piu’ alto valore negativo dal 1996 ad oggi: si parte da uno 0,22% del 1996 per arrivare al valore piu’ elevato dell’1,44% nella prima parte dell’anno in corso. Si tratta di un andamento negativo che si riflette anche a livello territoriale. E’ il Piemonte, con l’1,79%, a registrare il piu’ elevato tasso di decrescita immediatamente preceduto dal Friuli Venezia Giulia (-1,77%) e dalle Marche (-1,76%). Sul versante opposto, i sistemi turistici locali con una riduzione minore del rapporto tra il saldo fra iscrizioni e cessazioni, sono Trentino-Alto Adige (-0,75%), Valle d’Aosta (-1,12%) e Campania (-1,14%). Per quanto riguarda le imprese a rischio default, 40 mila in totale, poco piu’ sarebbe concentrata nei sistemi a maggiore numerosita’ imprenditoriale per il comparto turistico italiano: Lombardia con 5.665 imprese, Lazio con 4.544 imprese, Campania con 3.896 imprese, Veneto con 3.071 imprese e Emilia-Romagna con 3.007 imprese. Sui posti di lavoro “in fumo”, in tutto poco piu’ di 184 mila, 31 mila sarebbero in Lombardia a cui seguirebbero il Veneto (-18.597 addetti), il Lazio (-18.095 addetti), l’Emilia-Romagna (-16.823 addetti) e la Toscana (-14.302 addetti). A seguire, in una fascia di perdita tra i 7 mila e i 10 mila posti di lavoro, la Campania (-12.643), il Piemonte (-11.158 addetti), la Puglia (-10.092 addetti), la Sicilia (-9.629 addetti) e, infine, il Trentino-Alto Adige (-7.537 addetti). Al di sotto di questa soglia si collocano i rimanenti sistemi turistici locali: Liguria (-6.307 addetti), Sardegna (-5.778 addetti), Marche (-5.082 addetti), Abruzzo (-4.079 addetti), Calabria (-3.906 addetti), Friuli Venezia Giulia (-3.846 addetti). In coda Umbria (-2.625 addetti), Basilicata (-1.289 addetti), Valle d’Aosta (895 addetti) e Molise (667 addetti). “Migliaia di posti di lavoro nel comparto turistico – commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – sono appesi al filo di un integrato piano di provvedimenti che deve sostenere il sistema a superare la crisi in tempi rapidi. Un organico pacchetto di misure che, almeno ad oggi, stenta a vedere la luce e senza il quale sara’ difficile coprire le insolvenze e scongiurare i fallimenti degli operatori della filiera”.