Termoscanner gia’ all’entrata che bloccano chi ha sbalzi di temperatura, flussi controllati in tutti gli spogliatoi, entrata solo con prenotazione, distanziatori nelle piscine che terranno le persone almeno due metri l’una dall’altra. Le terme, una vera ricchezza nel sistema sanitario e turistico in Italia con oltre 300 centri di cura e relax che da’ lavoro a 60 mila addetti piu’ i medici, sognano la ripartenza in sicurezza grazie al protocollo Terme sicure stilato con un gruppo di scienziati. Anche se sicuramente le imprese, provate dalla crisi, chiedono l’aiuto del governo e soprattutto che sia risolto il non facile problema della mobilita’ delle persone. “Tra l’acqua calda che abbatte il virus e spesso sulfurea (con lo zolfo si curavano le pestilenze nel passato) – spiega il presidente di Federterme Confindustria Massimo Caputi – le nostre terme sono un luogo sano per definizione e controllato da un sistema medico in cui si ha la possibilita’ di essere tutelati sin dall’inizio. Anche per questo stiamo facendo le procedure per fare protocolli per la riabilitazione polmonare post coronavirus nei nostri stabilimenti”. Le terme sono gia’ di se’ un presidio sanitario – precisa Caputi – e quindi oltre l’ospitalita’ e’ da sempre unita alla presenza dei medici. “In piu’ grazie al forte radicamento sul territorio assieme al sistema sanitario nazionale, alla grande destagionalizzazione, al fatto di stare all’aria aperta – aggiunge Caputi – e’ un sistema che in questa situazione critica offre elementi di innegabile vantaggio. Quest’anno avremo vacanze di prossimita’, ci muovera’ in macchina e si puntera’ su campagna, borghi e appunto terme. In Italia ne abbiamo tantissime con poli enormi e strutturati come quello di Abano, Ischia e tutto il polo toscano ed emiliano romagnolo”. Caputi non nasconde pero’ lo sconcerto della sua categoria e del settore in generale per le bozze del decreto maggio che stanno circolando: “Ci aspettavamo provvedimenti strutturali che rifondassero e sburocratizzassero il turismo italiano. Poteva essere una buona occasione per riqualificare le strutture e fare formazione del personale. I nostri colleghi spagnoli, americani, svizzeri, tedeschi – dice – hanno gia’ i soldi in cassa, lo Stato e’ stato fulmineo, ha dato la liquidita’ in due ore, noi sono due mesi che riempiamo moduli”. Infine la richiesta di un ministero dedicato: “Non essendoci un ministero ad hoc per il turismo e avendo il turismo viaggiato per 5 ministeri diversi, non c’e’ nessuno che combatte per questo settore, qui si rischiano due milioni di disoccupati”.