“Nel decreto sulla regolarizzazione dei migranti lo scudo penale non c’e’ mai stato e continua a non esserci”. Cosi’ Fabio Ciconte, direttore Associazione Terra, parlando delle conseguenze penali per i datori di lavoro che favoriscono lavoro nero o che commettono caporalato. Lo conferma anche Giovanni Mininni, segretario generale Flai-Cgil: “Sia l’articolo 10, che l’articolo 10-bis sono molto chiari: lo scudo penale non c’e’, soprattutto per chi e’ stato condannato per lavoro nero e per caporalato. Gli articoli contengono infatti un chiaro riferimento alla legge 199 sul caporalato”. “La sospensione dei procedimenti penali e amministrativi per datore e lavoratore cui si fa riferimento nel Decreto Rilancio – continuano i sindacalisti – richiama in maniera evidente la fattispecie del ravvedimento operoso. Questo concetto e’ rafforzato dall’articolo 10-bis, che conferma esplicitamente che non sono sospesi i reati penali nei casi citati”. “Il tema rischia di essere molto strumentale – proseguono sul Decreto rilancio – ma bisogna entrare nel merito del provvedimento”.