Cattolica deve fare un aumento di capitale e lo deve fare in fretta. Entro il 30 settembre, utilizzando subito tutta la delega da 500 milioni che si appresta a chiedere ai soci nell’assemblea del prossimo 27 giugno e il cui utilizzo era previsto fino al 2025. Lo deve fare non tanto per cogliere opportunita’ di crescita, come ventilato dalla societa’, quanto per rafforzare la sua solidita’ patrimoniale che le tensioni sui mercati hanno fatto scricchiolare. A indicare la rotta da seguire, in una lettera perentoria datata 27 maggio, e’ l’Ivass. “Il deterioramento delle condizioni di solvibilita’ di BCC Vita, Vera Vita e del Gruppo richiede tempestivi interventi di patrimonializzazione”, scrive l’authority di vigilanza sulle assicurazioni, dopo aver rilevato come l’indice di solvibilita’ del gruppo e’ sceso fino al 103% lo scorso 22 maggio, “valore piu’ basso dell’intero mercato assicurativo nazionale” e “prossimo al minimo regolamentare” del 100%. Ancora peggiore la situazione di Bcc Vita, joint venture con Iccrea, il cui solvency ratio ha toccato il 25% lo scorso 15 maggio, e quella di Vera Vita, in partnership con Banco Bpm, che alla stessa data aveva un indice di solvibilita’ del 65%. l’Ivass si attende quindi che Cattolica “rafforzi il solvency ratio individuale e del Gruppo realizzando, entro il 30 settembre 2020, l’aumento” da 500 milioni e al contempo adotti “le ulteriori iniziative necessarie a ripristinare l’indice di solvibilita’ in linea con le soglie di propensione al rischio definite dal Gruppo”, a un livello compreso tra 160% e 180%. Entro il 25 luglio l’Ivass, che ha chiesto lo stop a tutti i bonus, dovra’ ricevere un piano che “descriva in modo puntuale” azioni e tempistiche con cui far fronte al “significativo deterioramento” della solvency. Della questione si occupera’ domani, in una riunione straordinaria, il cda di Cattolica, che prima della riapertura della Borsa dovra’ fare una nota per chiarire la situazione. Alla riunione non partecipera’ l’ex ad Alberto Minali. Dopo la proposta di revoca del cda all’assemblea, l’ex cfo delle Generali nei giorni scorsi si e’ dimesso facendo recapitare a Cattolica un atto di citazione con cui chiede i danni per la revoca delle deleghe subita lo scorso 31 ottobre. Intanto fonti vicine alla compagnia fanno notare che – grazie al rasserenamento dei mercati – anche la situazione patrimoniale e’ migliorata, con l’indice di solvibilita’ risalito al 130/135%. Sul suo deterioramento, spiegano, ha pesato in prima battuta l’effetto dell’aumento dello spread sui titoli di Stato del ramo Vita (14 miliardi di euro, pari al 55,2% di tutto il portafoglio titoli di Cattolica), a cui si aggiunge l’effetto del calo dei tassi risk free e del mercato azionario. L’Ivass rileva pero’ che il “negativo andamento dei requisiti di vigilanza prudenziale” e’ imputabile anche alla “struttura” degli investimenti. A fine 2019, su 28 miliardi di titoli, 4,8 erano rappresentati corporate bond, di cui poco piu’ di 1 miliardo (22%) con rating BBB-, poco meno di 1,2 miliardi (24,2%) con rating ‘junk’ e circa 150 milioni (3,2%) senza rating. “Tali investimenti, tenuto conto dell’attuale situazione di mercato, sono particolarmente esposti, anche in chiave prospettica, a perdite di valore dovute ad eventuali ulteriori incrementi degli spread e a downgrade”. “Un ulteriore elemento di vulnerabilita’” e’ rappresentato dalla “concentrazione nel settore finanziario (68%)” dei bond e dalla presenza di 855 milioni di euro di subordinati.